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vincitori 2018 pgcUna bellissima mattinata congressuale al Premio Gemma Castorina. Molte le istituzioni politiche e aziendali presenti: il Direttore RegionaleToscana Monica Calamai, l'assessore di Grosseto Mirella Milli, il DS Simona Dei, Il nostro Direttore Lorenzo Baragatti, il Direttore Sergio Bovenga, Il DS del Misercordia Daniele Lenzi e tanti infermieri e medici presenti e attenti. Umanizzazione, infermieri di Famiglia e Comunità, percorsi di specializzazione, nuove risposte in un contesto di salute ormai profondamente cambiato che richiede multi professionalità e interprofessionalità fin dalla formazione base e post base, saturazione delle competenze, sostenibilità e investimento nel SSR. Tantissime suggestioni quindi per la parte "Politica" introduttiva che ha visto unità di visione e di intenti. (nella foto i vincitori 2018 Francesco Burrai e Luisa Fenu)

RELAZIONE INTRODUTTIVA DEL PRESIDENTE NICOLA DRAOLI - Il coraggio e la volontà per un nuovo sistema sanitario.

ANGELA DURANTE - Non abbiamo sempre fatto così 

FRANCESCA MARFELLA - L'esperienza di CIVES nel sistema di protezione civile

SIMONA DEI - Video Saluto per la giornata internazionale dell'infermiere 

FOTO DELLA GIORNATA

pgc 2018

omologazioneDi seguito la posizione su quanto in oggetto inviata all'Azienda USL Toscana Sud Est

"Giungono a questi Ordini segnalazioni in merito al rischio di confusione dei ruoli che potrebbe generare le divise del personale in formazione di foggia e colore  indifferenziate sia per infermieri che per OSS che per qualunque altra figura sanitaria o tecnica.
Siamo consapevoli che l'uso corretto del cartellino di riconoscimento nonché l'impegno, che noi per primi chiediamo ai colleghi, per implementare la relazione con l'utenza e fondare l'assistenza su una conoscenza reciproca, sono elementi fondanti la riconoscibilità del ruolo e della funzione.
Tuttavia la nostra professione risente di uno stereotipo culturale ed iconografico molto difficile da eradicare, secondo cui vale il principio "se non è un medico è un infermiere" e su cui ci stiamo spendendo molto in percorsi diversi e traversali per riconoscere e riconoscerci una maggiore identificazione.
Crediamo dunque che potrebbe essere un vantaggio per tutta l'Azienda ed i cittadini quello di poter individuare visivamente le diverse professioni e i diversi attori che operano in Sanità, anche se inserite in un percorso di formazione che comunque prevede acquisizione di skill diverse da completare con obiettivi di tirocinio diversi.
Un impegno per elaborare strategie comunicative in questo senso potrebbe essere  d'esempio e di avanguardia per un problema in realtà molto importante che ingenera sia in positivo (nel riconoscimento professionale) sia in negativo (nelle denunce e negli esposti) confusione.
Al di là dei percorsi e delle motivazioni che hanno portato a scegliere servizi con divise uniche per ruoli diversi, sicuramente tutti ben ragionati, potrebbe essere questa un'occasione per pensare ad un correttivo dell'esistente a partire da una banale strip adesiva da apporre sulla uniforme(tipo modello del 118)
La comunicazione in sanità è importante e spesso facciamo lo sbaglio di giudicarla noi stessi invece di farla giudicare agli assistiti: come non ha senso che un professionista verifichi la segnaletica (perchè comunque sa dove deve andare) non ha senso che un professionista verifichi la riconoscibilità delle divise.
Al contrario questo diventa un valore importante per il nostro assistito  che invece spesso non sa riconoscere un professionista dalla sua divisa e sappiamo bene che a loro per primi dobbiamo dare una risposta e dobbiamo fare il possibile per smorzare equivoci e malintesi."

A firma  dei Presidenti OPI di Grosseto, Siena ed Arezzo.
Dr Nicola Draoli, Dr Michele Aurigi, Dr Giovanni Grasso.

facebookHo scritto più volte di quanto l’uso dei social sia insidioso. In queste ore stanno circolando alcune foto oscurate di colleghe sul luogo di lavoro che si ritraggono insieme a dei pazienti che so essere state fatte in buona fede e con il benestare degli assistiti e addirittura su loro espclita richiesta.

Però, cari colleghi, deve essere chiaro, chiarissimo, che la tematica dell'uso improprio dei social ha ormai ampie basi a sostegno per un loro accorto utilizzo nell'ambito delle norme che regolano e tutelano la privacy e in ambito generale e con l'aggravante del professionista che le viola nei suoi mandati professionali, i codici di comportamento aziendali, il nostro codice deontologico (art 42, 26, 28), e linee guida della FNOPI . Il codice di comportamento aziendale ci vieta di fare foto in divisa sul luogo di lavoro. Fine, poco da discutere. Giusto? Sbagliato? Così è. Esiste una circolare del Ministero della salute che invita a riflessioni profonde circa l’uso dei social per non incappare in lesioni della privacy , nella spettacolarizzazione che mette in crisi il rapporto fiduciario professionista – assistito. Ma se le norme non bastassero perché rinunciare ad usare il buon senso?

Leggi tutto: Non facciamoci foto da pubblicare sui social in orario di lavoro. Non cadiamo in un bicchier...

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