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infografica operatori sanitariUna lettera accorata  da parte di OPI Toscana al Neo Assessore della Salute Regione Toscana Bezzini perchè si riattivi subito il tavolo di confronto Assessorato  - Ordini.

La lettera parte in seguito ad un corretta e giusta infografica di Regione Toscana / ARS / GRC che potete vedere qui e che apre, però, ad alcune importante riflessioni.

 

Ecco la lettera di OPI TOSCANA:


Gentile Assessore,
abbiamo visionato l’infografica confezionata da Regione Toscana, GRC, ARS rivolta a tutti gli operatori sanitari che alleghiamo alla presente.

Abbiamo ben compreso il senso del messaggio e siamo pronti a supportarlo. Tuttavia approffitiamo di questa campagna per sottolinearle alcuni aspetti. 

Gli operatori sanitari sanno benissimo quali comportamenti corretti tenere per impedire la diffusione della sars-cov.2. In questi mesi si sono sempre messi a disposizione non solo in prima linea nei luoghi di lavoro ma anche per promuovere comportamenti corretti, per educare, per informare.

Sarebbe interminabile l’elenco delle azioni promosse dagli Ordini delle professioni infermieristiche e dagli infermieri che si sono schierati a fianco delle istituzioni per combattere questa pandemia, spesso con grida di dolore e con rabbia vera e propria.

Preme ricordare che noi infermieri in particolare abbiamo pagato e stiamo pagando un prezzo altissimo, in termini di contagio e anche di decessi. Fin da febbraio ci siamo allontanati dai nostri cari per poter prestare servizio nel nostro sistema pubblico e non diffondere il virus, lasciando bambini piccoli ed affetti. Ci siamo adoperati e ci stiamo adoperando senza indugio per andare in prima linea dove c’era e c’è bisogno. Senza pensarci un attimo. Abbiamo e stiamo saltando ferie e riposi. Abbiamo e stiamo rimodulando orari di lavoro e competenze in continuazione. I nostri giovani appena laureati non hanno e non stanno esitando nemmeno un minuto per andare a soccorrere i colleghi e tutti i cittadini.

Siamo noi infermieri e non solo, con la nostra resilienza, la nostra professionalità, la nostra abnegazione ed il nostro senso civico oltre che deontologico che stiamo garantendo il primo e ultimo scudo anche in questa seconda terribile ondata. Lo stiamo facendo con stipendi ridicoli e spesso in carenza di DPI. Se nella prima fase mancavano mascherine e FFP2, oggi mancano guanti e camici. Ma noi ci siamo. Imperterriti.

In questo momento faticosissimo non abbiamo mai smesso di formarci e di garantire cure a tutti in condizioni inusuali e rischiose ma con la convinzione di chi è chiamato a compiere il suo lavoro.
Con una pressione psicologica infinita, immersi in una turbolenza preoccupante di rabbia sociale che porta al negazionismo e alla violenza riacuita verso di noi, con una stanchezza al limite della sopportazione siamo qua a fianco dei nostri cittadini.

Quell’infografica porta messaggi importanti e condivisi ma si scontra con un contesto organizzativo e psicologico molto, troppo, gravoso e incoerente rispetto alle buone pratiche sollecitate. Perchè vorremo sicuramente fare pause durante i turni nei reparti covid per prestare attenzione al distanziamento sociale ma non possiamo. Vorremo avere auto aziendali in quantità adeguate e non condividerle per limitare il rischio di contagio. Vorremo partecipare a feste e cerimonie ma siamo troppo impegnati e stanchi nel nostro lavoro quotidiano per farlo. 

Gentile Assessore, è questa l'occasione perchè convochi velocemente gli Ordini come richiesto e ridia piena attuazione al tavolo deliberato di confronto Ordini – Regione Toscana così potremmo confrontarci sulle migliori soluzioni per uscire insieme da questo momento eccezionale e fornire il nostro supporto come Enti sussidiari dello Stato.
Restiamo a disposizione pronti a lavorare al suo fianco. Con i giusti messaggi e le giuste iniziative. E per campagne giuste ma che diventeranno più forti se coerenti al contesto e sensibili alle difficoltà che stiamo vivendo.

 

 

ifec

 

Nonostante le difficoltà legate all'emergenza Coronavirus in Provincia di Grosseto l'Infermiere di Famiglia e Comunità (IFeC) si sperimenta in progetti pilota di grande valenza comunitaria: dipendenze e istituti scolastici. L'Ordine ringrazia i Professionisti tutti, l'Azienda, i partner istituzionali che stanno permettendo questi percorsi di grande e necessario senso.

 
 
 
 IL PROGETTO FUORI DAL GUSCIO (Area Amiata Grossetana)

Sull'Amiata Grossetana L’infermiere di famiglia si attiva specificatamente per chi soffre di dipendenze e patologie croniche: al via il progetto “Fuori dal guscio”. Leggi tutto l'articolo completo cliccando QUA.

Ospedale di Comunità e Servizio per le dipendenze – SerD sono i due ambiti del progetto “Fuori dal guscio” che mette l’assistenza dell’infermiere di famiglia e comunità a disposizione delle categorie di persone che riconoscono di avere una dipendenza o affette da patologie croniche.

E’ importante ricordare che il ruolo dell’infermiere di famiglia si traduce nella presa in carico infermieristica delle persone con bisogni di salute già espressi, come continuità assistenziale, ma prevede anche un aspetto proattivo della cura che interviene prima dell’eventuale comparsa della malattia quindi con una funzione di prevenzione. Ed è proprio tale caratteristica che rende questa figura professionale poliedrica e adeguata non solo all’assistenza domiciliare ma specifica anche per la collaborazione con il personale medico e del sociale nella lotta alla cronicità e alle dipendenze e nella promozione della salute, educando le persone a stili di vita sani.

Da qui nasce il progetto come supporto al SerD e all’ospedale di Comunità di Castel del Piano, dove la professionalità dell’infermiere di famiglia e comunità si integra sviluppando interventi di prevenzione secondaria rivolti a pazienti con patologie croniche tra cui dipendenza da abuso di alcol, dal gioco d’azzardo, dal fumo, obesità, diabete, malattie cardiovascolari. Chi presenta queste problematiche di salute solitamente non si trova in una condizione grave di salute, ma necessita comunque di cure costanti e specifiche che possono essere garantite all’interno dell’ospedale di Comunità di competenza dell’assistenza sanitaria territoriale.

Per ulteriori informazioni sul servizio è possibile contattare dal lunedì al venerdì i numeri 0564 – 914635 per il SerD, dalle 11 alle 12 e 0564 – 914632 dalle 13 alle 14.

IL PROGETTO LASCIAMO LE IMPRONTE (IFeC nelle scuole - Area Grossetana)

A Grosseto invece l'IFeC diventa una figura sanitaria di riferimento per supportare il personale scolastico e le famiglie in questo periodo di pandemia e avviare un percorso di educazione sanitaria negli istituti scolastici. Leggi tutto cliccando QUA. È con questo obiettivo che  al nido di infanzia aziendale del 4° stormo dell’ Aeronautica Militare “L’aeroplanino dei sogni” di Grosseto sarà presente un infermiere di comunità, grazie al progetto sperimentale “Lasciamo le impronte”, avviato dall’Azienda sanitaria Usl Toscana sud est su proposta della cooperativa sociale Uscita di Sicurezza, che gestisce il nido di infanzia del Ministero della difesa.

Saranno quattro gli infermieri di comunità coinvolti, due con il ruolo di referenti e due con quello di associati, e il loro compito sarà quello di sciogliere dubbi su casi specifici per prevenire la diffusione del contagio da Covid 19, osservare e affiancare gli operatori dell’asilo durante lo svolgimento di attività all’interno del servizio, soprattutto nei momenti di maggiore promiscuità e contatto come quello del pasto o del cambio, e dare vita ai incontri di formazione ed educazione sanitaria per gli operatori e per le famiglie.

“In un momento di così forte preoccupazione per le famiglie e per il personale che opera nelle strutture – spiega Ilaria Cigni, responsabile dei servizi per l’infanzia della cooperativa Uscita di Sicurezza – ci è sembrato opportuno trovare nuovi strumenti per supportare ed informare. Un modo per rassicurare genitori, educatori e personale della scuola, ma anche per alleggerire il sistema sanitario e l’attività di pediatri di libera scelta, in un momento di grande impegno per tutti, ma questo progetto non si ferma al supporto in questa fase di emergenza, perché la presenza di un riferimento infermieristico in un nido di infanzia – continua Cigni – è fondamentale sempre, anche per dare consigli su temi come allattamento, svezzamento, l’igiene e molti altri dubbi e questioni che, nei primi anni di vita di un bambino, possono preoccupare le famiglie”.

infermieri covidGrosseto, 2 novembre 2020
Comunicato stampa 
 
Mancano infermieri per gestire l’emergenza sanitaria
 
L'allarme di Opi: “Subito un piano di allentamento delle pressioni sui servizi non essenziali. Chiediamo anche alla cittadinanza grande pazienza per la difficoltà del momento”
 
 
Gli infermieri sono tra i professionisti che si stanno più spendendo per gestire questa pandemia, ma il personale in servizio adesso non basta, nonostante bandi e fondi. Dobbiamo rimodulare subito i servizi”.
E’ questo il grido di allarme dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Grosseto. “La disponibilità degli infermieri è totale – spiega Nicola Draoli, presidente dell’Opi Grosseto – e siamo gli unici professionisti ad essere spostati da una parte all’altra, cambiando orari e luogo di lavoro, per fronteggiare l’emergenza e mantenere aperti tutti gli altri servizi garantendo di fatto il più importante scudo alla pandemia e alla salute dei cittadini". 
 
Questo spirito di trasformazione e questa grande disponibilità, però, non bastano più e non sono sostenibili ancora a lungo. “Il vero problema – continua Draoli – è che mancano i professionisti e questo non vale solo per gli infermieri. Purtroppo siamo una risorsa finita e non dipende dalle azioni messe in campo adesso, ma da decenni di tagli strutturali alla sanità che hanno posizionato l'Italia in fondo all'Europa per numero di infermieri rispetto agli abitanti.
Le importanti immissioni economiche e deliberative messe a disposizione non funzionano più perché gli infermieri sul territorio nazionale semplicemente non ci sono. Parte di questi bandi per assunzioni a tempo indeterminato in realtà stabilizzano chi già lavora; gli infermieri assunti a marzo e ad aprile cominciano ad essere richiamati da graduatorie stilate da altre regioni, nel frattempo ci stiamo ammalando come tutta la popolazione o siamo in isolamento per familiari contagiati.
 
C’è poi il rischio che le competenze richieste non siano soddisfatte fino in fondo in tempi rapidi, visto che non sempre il nuovo personale, o quello che viene spostato, ha la giusta preparazione per affrontare nel migliore dei modi contesti specialistici e ha bisogno di essere affiancato.
 
Non c'è una soluzione semplice ma sicuramente continuare a mantenere aperti tutti i servizi in contemporanea ai percorsi Covid non è una soluzione sostenibile a lungo termine. E’ una constatazione che, dal punto di vista deontologico, ci ferisce e che necessita di una decisone rapida: rimodulare subito alcuni servizi o cessarne altri. 
 
"Non vogliamo - aggiunge Draoli - che il ritardo di un’esecuzione di un tampone di 24 ore, ad esempio, diventi una questione così prioritaria da passare sopra a tanti altri percorsi di salute che stiamo faticosamente mantenendo”.
 
“Invitiamo quindi l’azienda sanitaria e i vertici politici Regionali ad applicare subito un piano di allentamento delle pressioni sui servizi non essenziali rimodulandoli e mettendo gli operatori in condizione di lavorare adeguatamente su ciò che viene stabilito come prioritario.
BONUS: Oggi esce anche un lungo approffondimento del IL POST sull'argomento: https://www.ilpost.it/2020/11/01/coronavirus-infermieri-carenza-assunzioni-universita/
 

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