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ipasvi piccoloIl gruppo della presidente uscente, Barbara Mangiacavalli è stato eletto nel Comitato centrale della Federazione degli infermieri 2018-2020 che rappresenta oltre 440mila professionisti.

Hanno votato il 97% dei Collegi aventi diritto al voto e la presidente uscente ha ottenuto il 96% di preferenze.

Fanno parte del nuovo Comitato centrale oltre Barbara Mangiacavalli,  Beatrice Mazzoleni (Bergamo) e Franco Vallicella (Verona), già presenti nel precedente organigramma a cui si aggiungono Cosimo Cicia(Salerno), Giancarlo Cicolini (Chieti) Nicola Draoli (Grosseto), Ausilia Pulimeno (Roma).

Per il Collegio dei revisori dei conti due conferme: Mariacristina Magnocavallo (Campobasso-Isernia) e Salvatore Occhipinti (Agrigento). E due new entry: Sandro Arnofi (Ferrara) e Fausto Sposato (Cosenza).

Farò quindi parte della rosa dei sette membri che compongono il comitato centrale della Federazione Nazionale degli Ordini degli infermieri a Roma. Prima che Grosseto è giusto dire che questo rappresenta l'ingresso della Toscana in Comitato dopo due mandati di assenza.  È comunque la prima volta che un infermiere grossetano viene eletto per entrare a far parte del Comitato Centrale ed è in genere piuttosto raro che vi sia un esponente di una Provincia medio piccola. È un impegno che mi rende particolarmente orgoglioso che affronterò con riverenza e spirito di servizio per la professione. Se sono qui, oltre che a Barbara Mangiacavalli che mi ha voluto nella squadra, ai colleghi della Toscana che mi hanno supportato e a tutti i Presidenti che mi hanno votato,  è grazie ai colleghi grossetani che mi hanno dato fiducia per tre mandati consecutivi come loro Presidente, posizione che mi ha dato l'opportunità di lavorare con visibilità per la professione.  Il mio principale obiettivo è quello di continuare a fornire il mio impegno, al meglio che posso, rifuggendo ogni tentazione di personalismo e rimanendo ben ancorato alle problematiche quotidiane senza per questo fare populismo o demagogia per far sì che l'infermieristica possa fornire una risposta sempre più sicura ed orientata ai bisogni dei nostri cittadini. Lavorare in una Provincia decentrata credo che abbia il vantaggio di evidenziare quel senso di appartenenza professionale e quel senso di obiettiva e non mediata analisi dei bisogni di una comunità, intesa come utenza e come professione. Adesso dobbiamo fare rete, posizionarci fortemente a tutela del nostro servizio sanitario ma sempre con cultura e scienza, essere inclusivi e capaci di ascoltare tutti perchè ve ne è un gran bisogno. Davvero un gran bisogno.

Al lavoro! Nicola Draoli

 

ponte di funeUn editoriale che vi propongo per una riflessione a voce alta e magari uno scambio di opinioni sulla pagina facebook dell'Ordine. Per un'analisi più centrata e scientifica, utile questa ricerca: http://www.ipasvi.it/ecm/rivista-linfermiere/rivista-linfermiere-page-41-articolo-487.htm

Ogni professione in ambito socio sanitario ha delle competenze distinguibili. Almeno son ritenute tali da alcune norme e dai professionisti, e  spesso anche dagli utenti che hanno aspettative, a volte corrette a volte no, su quale tipo di risposta si attendono da un professionista.
Comunque sia, esse sono destinate a mutare nel tempo: a volte passano tra le professioni, a volte si trasformano per il mutare del contesto epidemiologico, culturale, economico, normativo,  per il mutare dei bisogni, per il mutare della professione stessa o semplicemente perché - come accennavo - la domanda soggettiva dell'utenza modifica l'offerta, ovvero impone il modificarsi della professione stessa e delle sue competenze (brutale  la terminologia usata, lo so, ma credo sia calzante).
Spesso sono contendibili: a volte dichiaratamente, a volte galleggiando in zone grigie di difficile inquadramento.
Ma ogni professione di relazione di aiuto ha un'ambito di competenza identica e comune.
 
Quella di fungere da interconnessione nel complicato tessuto sanitario. Spesso noi infermieri, per la nostra prossimità e diffusione, svolgiamo proprio questo ruolo che qualcuno identifica come la concretizzazione operativa  dell'advocacy. Ma in realtà  ogni professionista si ritrova a svolgerlo e ,ahimè, a volte non ne è nemmeno consapevole.
È colui ovvero che ad un certo punto indirizza. Consiglia. Aiuta a districarsi nel marasma dei percorsi. Accoglie un grido di aiuto confuso e incerto, portatore di smarrimento e fragilità, ne ascolta la singolarità personalizzandolo, e si fa garante di accompagnare proteggendo.
Poi la persona incontrerà molti altri professionisti, alcuni risolutivi e determinanti, ma che altro non saranno che la risposta finale. Ma quel professionista lì, colui che ad un certo punto ha permesso di illuminare la strada e metterla in sicurezza, il tramite determinante, avrà davvero fatto la differenza.
La differenza che passa tra un mare di possibilità inespresse e nascoste e un porto di cura concreto. Quale è il problema e l'amara constatazione? 
Che intanto accade spesso per caso. Che quel professionista "tramite" spesso dovrà combattare contro il sistema stesso. Che magari non ne avrà compiutezza o peggio ne avrà solo frustrazione per non riuscire a svolgerlo come vorrebbe. Che soprattutto però, questa funzione,  non viene riconosciuta formalmente. Quali indicatori usi per formalizzarla? Quali criteri? Come lo fai pesare negli esiti che si usano per certificare un sistema sanitario?  La persona giungerà magari ad un trattamento che a seconda di come verrà effettuato darà un bollino verde o un bollino rosso alla struttura. Ma se quel trattamento arriva come atto finale di un percorso di smarrimento, dubbi e fragilità e che si risolve e concretizza e genera autodeterminazione, convincimento, rispetto ed accoglimento,  grazie a quel professionista "ponte"...a quel professionista che fa advocacy... questo...questo come lo valuti?
 
Ecco perché il valore e le competenze più elevate, quelle che fanno la differenza non nell'esito di cura ma nell'esito della dignità, dei diritti, dell'integrità umana sono difficili da valorizzare, da spiegare, e con esse è difficile valorizzare e spiegare alcune professioni. Tra cui la nostra.
 
Nicola Draoli 24/01/2018

2018 congresso auditoriumComunichiamo agli iscritti che per il congresso Nazionale della Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche previsto a Roma il 5, 6 e 7 Marzo 2018 (http://www.ipasvi.it/xviii-congresso/xviii-informazioni-congressuali.htm) la Perigeo Eventi, in convenzione, mette a disposizione diverse strutture alberghiere per chi vorrà partecipare. Sono tutti alberghi nelle vicinanze dell'Auditorium già prepagati a tariffe convenzionate al di sotto del costo reale. Chi vuole approffittare della convenzione potrà prendere contatti direttamente con la Perigeo Eventi, referente Cinzia Vici, ai seguenti recapiti:

Tel 06 85301301 - Fax 06 89280393 Mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Vi comunicheremo ulteriori forme di agevolazione per l'evento.

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