23 anni fa. Molti che leggeranno queste righe non erano nemmeno nati.
Oggi mentre lottiamo per competenze avanzate e specialistiche, prescrizione infermieristica, infermiere di famiglia e di comunità....
Mentre urliamo rabbia e sofferenza per i contratti fermi, per il demansionamento, perchè non siamo capiti dagi assistiti, perchè non ci facciamo capire, perchè la politica e l'ipasvi e i sindacati e i medici e i giornalisti e le badanti e gli abusivi e i dirigenti e i coordinatori e l'università e gli studenti forza lavoro.....
Mentre parliamo di tutto questo, e facciamo bene a parlarne, parliamo di una casa complessa, quasi come un incubo di Escher, dove litighiamo e ci affaniamo sulle porte, le scale, le colonne, le pareti, gli arredi.
Poi piove e alziamo lo sguardo e ci accorgiamo che il tetto non c'è. O se c'è è ora pieno di buchi e non protegge dalle intemperie niente di quello che faticosamente abbiamo inserito dentro la nostra casa.
Il tetto è il nostro profilo professionale. E a volte manca. A volte è rotto. A volte è bello solido che l'Italia è lunga e variegata. A volte, se noi fossimo gli architetti della nostra casa, non è proprio inserito nel progetto a prescidere. Mi domando quale architetto non inserirebbe il tetto in un progetto edilizio.
Ne leggiamo una parte di questo profilo che, se fosse una persona, ormai voterebbe e guiderebbe l'auto da 5 anni, che probabilmente si sarebbe già laureato, che forse già lavorerebbe, che magari avrebbe già un figlio? (Continua cliccando qui sotto)