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COMUNICATO STAMPA 28 LUGLIO 2020

Il rientro a scuola dei bambini è uno dei temi su cui le istituzioni, a più livelli, si stanno interrogando. Anche l’Ordine degli infermieri di Grosseto, in prima linea in questi mesi per fronteggiare l’emergenza Covid, vuole dare il proprio contributo per rendere il rientro negli istituti scolastici più sereno per i ragazzi, le loro famiglie, ma anche per il corpo docente e il personale ausiliario. «Noi infermieri abbiamo il compito di migliorare la salute della comunità, non solo mettendo la nostra professionalità a disposizione di cittadini nei luoghi di cura, ma anche dando il nostro contributo all’interno della società – spiega il presidente Nicola Draoli – Per questo abbiamo avviato una riflessione che vogliamo condividere anche con gli amministratori locali, per mettere le nostre competenze a disposizione della scuola.

I bambini in età prescolare e scolare, infatti, sono soggetti a una serie di disturbi influenzali, dal raffreddore alla tosse, dalla dissenteria alla congiuntivite, che non hanno niente a che vedere con il Covid «ma che, se presenti, potrebbero mettere in difficoltà il personale preposto al triage dei piccoli che dovranno frequentare gli istituti. Pensare di limitare l’accesso ai bambini di fronte a uno solo di questi sintomi renderà le aule spesso vuote, quindi è necessario, a nostro parere, individuare delle modalità di triage più dettagliato e facilitare il compito alla scuola e alle famiglie».

L’indagine E’ di pochi giorno fa la pubblicazione di un’indagine effettuata da infermieri iscritti all’ordine di Grosseto, condotta prima dell’emergenza Covid in un istituto della provincia. «Dalla ricerca, che indagava diversi aspetti – spiega Draoli –  è emerso che il 100% dei docenti intervistati era favorevole all’inserimento di un infermiere scolastico all’interno del proprio istituto. Le motivazioni alla base di questa risposta sono state varie: dall’assistenza ai soggetti con patologia cronica, alla capacità di intervento in caso di emergenza, passando per la presenza di una persona qualifica a cui rivolgere domande e chiedere consigli, possibilità di formare docenti e ragazzi in ambito sanitario».

L’infermiere di comunità «Crediamo – aggiunge Draoli – che l’infermiere di famiglia e comunità potrebbe soddisfare queste necessità, senza essere una figura fissa all’interno della scuola. Potremmo strutturare dei modelli per mettere a disposizione degli insegnanti dei professionisti ai quali rivolgersi in caso di dubbi e difficoltà». L’nfermiere di comunità è una figura su cui il cosiddetto decreto “Rilancio”, convertito in legge (n.77/2020), investe stanziando fondi per le assunzioni: si parla di 8 professionisti ogni 50mila abitanti: «E questo – continua Draoli – significa che nella nostra provincia saranno 36 le nuove assunzioni dedicate a questo tipo di servizio».

Proposte alle amministrazioni locali E nell’idea di collaborazione proposta dall’ordine non rientrano solo gli infermieri, ma anche pediatri di libera scelta, «perché è proprio nella compenetrazione di competenze e professioni che si può creare un vero patto per la salute». Per questo l’Ordine delle professioni infermieristiche di Grosseto si mette a disposizione delle amministrazioni per dare vita a progetti veri e propri. "Abbiamo già proposto incontri ad alcuni amministratori della Provincia, perchè mettersi al lavoro subito, insieme, significa essere pronti per sostenere le scuole in autunno, quando probabilmente varie forme di influenza si presenteranno"

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scuola 2Un'esperienza grossetana  riportata nell'ultimo numero de "L'Infermiere", la rivista on line della Federazione Nazionale. Tra gli autori gli iscritti OPI Grosseto Eleonora Zuffi e Annalisa Bragaglia. L'esperienza e i dati raccolti permettono per altro uan riflessione sulla presenza infermieristica nei comprensori scolastici come ben si riassume in un passaggio del testo: [...]" I docenti ritengono che l’educazione sanitaria faccia parte dell’educazione generale di un cittadino e quindi anche loro si sentono tirati in causa. Sono però chiari in un punto: vogliono essere assistiti e aiutati da personale qualificato e, in particolare, da infermieri scolastici, forse perché la loro preparazione di base non è sanitaria-scientifica ma umanistica e pedagogica. [...]

Buona Lettura e complimenti a tutti i colleghi!

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Comunicato stampa

Nicola Draoli, presidente di Opi Grosseto: “Accogliamo con entusiasmo la proposta del Comitato di partecipazione della Società della Salute. La collaborazione tra cittadini, istituzioni e professionisti è fondamentale ed è uno degli obiettivi dell’infermiere di famiglia”

 
“Accogliamo con gioia l’invito del Comitato di partecipazione di Coeso SdS al confronto con i professionisti della sanità e le istituzioni per migliorare i servizi ai cittadini”. Commenta così Nicola Draoli, presidente dell’Ordine degli infermieri di Grosseto le dichiarazioni rilasciate dal Comitato di partecipazione, l’organismo che riunisce alcune associazioni del territorio dell’area socio sanitaria Amiata Grossetana, Colline Metallifere e Grossetana.
“Il Comitato evidenzia temi importanti per la salute dei cittadini del territorio, riconoscendo anche un ruolo fondamentale all’infermiere di famiglia o di comunità, progetto in cui noi crediamo fortemente – continua Draoli -. L’avvio dell’infermiere di famiglia sul nostro territorio prevede una serie di importanti passaggi, tra cui il confronto e la relazione con le associazioni e il Terzo settore per orientare i cittadini verso questi servizi.
Il nostro obiettivo, quindi, è quello di fare da connettore di tutte le risorse che il territorio offre, anche quelle messe in campo delle associazioni dei cittadini. Abbiamo già incontrato il Comitato di partecipazione e supportiamo in tutto e per tutto le richieste presentate. Per noi il Comitato di partecipazione rappresenta una voce autorevolissima ed è uno dei nostri principali punti di riferimento, insieme ai medici di medicina generale.
Siamo pronti quindi a collaborare e sposiamo in pieno il riferimento alla coesione sociale e comunitaria perché siamo convinti che l’integrazione di tutte le figure professionali sul territorio, attraverso un lavoro di rete, sia fondamentale per migliorare lo stato di salute della comunità che non dipende solo dall’assenza di malattia, ma anche, appunto, dalla coesione sociale, dalla condivisione di valori, dalla capacità di sostenersi reciprocamente, ognuno per la propria parte”. “Siamo molto felici – conclude Draoli – di condividere questo nuovo approccio alla tutela della salute perché siamo convinti che permetterà a tutti, privati cittadini, associazioni e Terzo settore, professionisti e istituzioni di crescere”.
 

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