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Grosseto, 7 marzo 2025. Ennesimo caso di violenza ai danni di una collega del PS.

Luca Grechi, vicepresidente di Opi Grosseto:

“Ci troviamo a commentare questa, ennesima, aggressione ai danni di un professionista della sanità a ridosso del 12 marzo, Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza su operatori sanitari e socio-sanitari. Una ricorrenza che, da tempo, vorremmo impiegare per creare un’alleanza con la cittadinanza, perché il tema della violenza ai danni degli operatori non sia appannaggio solo degli addetti ai lavori, ma sia una questione di comunità. D’altra parte, è evidente che, quando si verificano casi di questo tipo a farne le spese non sono solo i professionisti, a cui esprimiamo tutta la nostra vicinanza, ma anche i cittadini: perché si creano tensioni, si determinano ritardi, si altera il normale e corretto svolgimento delle procedure di assistenza. Allo stesso tempo dobbiamo essere consapevoli che, di frequente, le aggressioni sono da attribuire a pazienti con problematiche di tipo psichiatrico, spesso ad alta intensità: si tratta di una tipologia di pazienti per i quali il sistema riscontra sempre più problematiche della presa in carico. Accanto a questa attività di informazione, ovviamente, è importante portare avanti la formazione del personale sanitario: dobbiamo lavorare ancora meglio sulla diffusione delle tecniche di de-escalation da applicare per ridurre il rischio di aggressioni, tutelare i sanitari e, allo stesso tempo, tutelare i cittadini che, se si trovano in presidi ospedalieri, pronto soccorso e punti di primo soccorso, sono comunque persone bisognose di assistenza e in un momento di fragilità della loro vita”.

 

ebdaa72a 6297 454e 81a4 383a6310111fGrosseto, venerdì 7 marzo 2025
Comunicato stampa

 

Professioni infermieristiche: un universo prettamente femminile.
Il 77% degli iscritti all’Ordine è donna "...ma ancora sussistono delle disparità legate soprattutto alla situazione familiare", ricordano Draoli e Marini di Opi Grosseto

Quello delle professioni infermieristiche è un universo prettamente femminile, composto per il 77% da professioniste che hanno un livello di formazione e percorsi di carriera sempre più qualificati.

Per questo, in occasione della Giornata internazionale della donna, l’Ordine delle professioni infermieristiche di Grosseto celebra le professioniste della sanità che lavorano nel sistema pubblico e nel settore privato e, allo stesso tempo, evidenzia gli elementi di disparità di genere e discriminazioni, soprattutto legate alla gestione e alla situazione familiare, che ancora si ravvisano nella società.


“Oggi le dirigenze, le posizioni apicali e le funzioni organizzative  - dichiara Fulvia Marini, presidente della Commissione albo infermieri di Opi Grosseto – sono ricoperte per l’85% da donne e nel nostro albo provinciale abbiamo un numero di 1320 infermiere iscritte a fronte 384 uomini. L’altro dato interessante è che sono sempre le donne le professioniste che, nel mondo infermieristico, cercano nuovi percorsi di realizzazione professionale in Italia: tra i nostri iscritti, infatti, 31 sono donne appartenenti all’Unione europea e 18 extra Ue, a fronte di 3 soli uomini comunitari. Anche relativamente ai corsi di laurea, la percentuale di donne rispetto agli uomini rispecchia gli iscritti Opi: secondo i dati di Almalaurea le donne iscritte ai corsi di professioni sanitarie e infermieristiche sono il 73% a fronte del 27% dei maschi, mentre le donne sono ancora sottorappresentate nella leadership sanitaria, nella dimensione infermieristica  - perlomeno provinciale - il dato è in controtendenza.

Tuttavia resta, nel nostro Paese, quel divario di genere dovuto soprattutto al fatto che, nella nostra società, sono ancora le donne le persone deputate alla gestione assistenziale e sociale extra lavoro”.
Un recente studio condotto lo scorso anno dal titolo “Discriminazioni e benessere professionale”, realizzato dall’Osservatorio pari opportunità di genere nelle Professioni ordinistiche e che ha coinvolto nelle risposte oltre 4mila iscritte, mette in evidenza che il 43.5% delle infermiere ha individuato nella situazione familiare una causa di discriminazione sul lavoro.


“È su questo squilibrio tra vita lavorativa e vita privata – commenta il presidente di Opi Grosseto Nicola Draoli – che emerge una delle differenze più significative, con un carico maggiore per le infermiere rispetto ai colleghi uomini, per la cura dedicata ai familiari che va a sommarsi all’attività lavorativa inficiando spesso benessere psicologico e opportunità professionali”. Il 59,3% delle donne che hanno risposto alle domande dell’Osservatorio ha dichiarato di prendersi cura con continuità e presenza dei figli (contro il 55,3% degli uomini), mentre si occupa dei genitori il 56,1% delle donne contro il 47,3% degli uomini.  


“Per questo – aggiungono Draoli e Marini – occorre lavorare per promuovere una nuova cultura della parità, provando anche a creare le condizioni affinché il carico di ‘lavoro’ domestico e familiare non sia solo attribuito alle donne. Accanto a questo, servono nuovi strumenti di conciliazione vita-lavoro e Opi Grosseto sta lavorando in questo senso, anche attivando una serie di convenzioni con soggetti attivi sul territorio, che possano permettere ai nostri iscritti di fruire di servizi a tariffe più vantaggiose. Cogliamo l’occasione per invitare tutte e tutti gli interessati a contattarci”.

20FebbraioGrosseto, 19 febbraio 2025
Comunicato stampa

Giornata del personale sanitario e del volontariato: l'intervento del presidente di Opi Grosseto, Nicola Draoli

 Il presidente dell’Ordine degli infermieri di Grosseto, Nicola Draoli, interviene in occasione della Giornata nazionale del personale sanitario sociosanitario assistenziale socioassistenziale e del volontariato

“Questa ricorrenza nasce il 20 febbraio non a caso. La data – spiega Draoli - è quella in cui è stato individuato il paziente zero all'inizio della Pandemia. Non è una giornata dedicata ai soli operatori sanitari ma anche sociali e e del volontariato. E questo aspetto non è da poco, perché fa riferimento al fatto che, quel fatidico giorno e per tanti mesi a venire fu chiara una cosa: la nostra salute è un bene prezioso su cui intervengono tante persone diverse, ma su cui interveniamo anche noi stessi.

E' molto difficile per noi curare e prendersi cura se non c'è un'unione di intenti, un fine comune a cui tendere e che riguarda ognuno di noi. Sempre di più si parla di cure territoriali con una logica ben precisa: curare la comunità per curare il singolo, curare il singolo per curare la comunità.

In quei mesi difficili e devastanti trovammo quel senso di unione, quel senso di supporto reciproco, ma soprattutto comprendemmo che noi, da soli, non possiamo fare molto se non c'è un sistema unito (politica, cittadinanza, istituzioni) che guarda agli stessi obiettivi. Oggi abbiamo davanti una duplice sfida: rispondere a nuovi bisogni sulla salute ad una popolazione diversa dal passato con meno reti sociali, ma anche rispondere ai bisogni di una nuova generazione di professionisti che vuole un sistema più agile, più snello, più flessibile ma che contemperi anche i bisogni individuali e personali e che offra strumenti per bilanciare al meglio l'equilibrio vita lavoro.

Non voglio fare di questa giornata solo una celebrazione autoriferita, ma ricordare di come il dibattito sulla sanità abbia bisogno dell'aiuto di tutti e di posizioni coraggiose, lungimiranti, che trattino ogni professionista e volontario per il ruolo centrale che svolge e soprattutto che eviti populismo contro producente".

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