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ifec grossetoComunicato stampa ASL SUD EST - GROSSETO – Sono oltre 330 gli infermieri che dal primo settembre assistono a casa i pazienti in tutta la Asl Toscana sud est con il servizio di infermiere di famiglia e comunità. Professionisti che sette giorni su sette seguono le persone direttamente tra le mura domestiche. “Con questa nuova organizzazione – sottolinea Tania Barbi responsabile dell’Area infermieristica di Grosseto – si rinforza il modo di fare assistenza sanitaria fuori dalle sedi ospedaliere. Possiamo garantire l’assistenza domiciliare integrata, e quindi multidisciplinare, o quella infermieristica domiciliare legata ad una singola prestazione ma sempre nell’ottica di una personalizzazione che vada oltre il bisogno espresso o manifesto. Una metodologia che rafforza e evolve un modello che nella nostra provincia sperimentiamo già da anni con l’infermiere di riferimento che si attivava in base a precise esigenze di cura e che seguiva la persona e la sua famiglia in modo univoco. Da oggi l’infermiere diventa un punto di riferimento per intere comunità portando avanti anche una proficua collaborazione con medici di medicina generale e pediatri di libera scelta”..

“Quello che conta – spiega Michele Pacini, infermiere da 12 anni impegnato nell’assistenza domiciliare a Grosseto e con una lunga esperienza nella zona Amiatina – non è solo quello di seguire la persona da curare, ma creare un rapporto di collaborazione con i familiari, i caregiver che possono intervenire se si crea un piccolo problema o telefonare anche solo per chiedere un consiglio. Il nostro compito è quello di segnarli cose semplici ma fondamentali, e la nostra capacità di spiegare bene come possono intervenire è uno dei requisiti per far si che una assistenza domiciliare funzioni bene e quindi creare le premesse per portare avanti l’assistenza domiciliare nel miglior modo possibile. Qualche tempo fa – ricorda l’infermiere – avevamo in carico un bambino con una malattia cronica. Era essenziale spiegare ai genitori come somministrare la terapia, ma erano stranieri, non conoscevano la lingua ed erano analfabeti. Avevano davanti barriere linguistiche e culturali importanti ma siamo riusciti a superarle insieme ad un collega inserendo un codice colore ad ogni farmaco. Abbiamo creato un piccolo schema grafico e abbinato ad ogni colore un farmaco e l’orario di somministrazione. I colori erano stati riportati sulle scatole delle medicine con dei cartoncini e quindi abbiamo spiegato alla madre come effettuare la somministrazione seguendo la sequenza dei colori. Questo metodo ha funzionato e in breve tempo i genitori sono stati in grado di gestire la terapia da soli tanto che siamo passati da una visita quotidiana ad una settimanale. E cosa più importante, il bambino è stato bene. Per noi è stata la soddisfazione più grande”.

“L’aspetto positivo di questo lavoro – dice Giuseppe Mastrogiacomo, infermiere domiciliare da due anni – è quello di curare gli assistiti nel loro ambiente familiare, e questo aiuta molto il percorso di cura. Inoltre si riesce a creare un rapporto di fiducia, un punto di riferimento con il paziente e anche con la famiglia, un fatto che negli ospedali è più complicato a causa delle turnazioni. Posso ricordare il caso di una persona affetta da una patologia neoplastica – continua nel suo racconto l’infermiere – e che veniva curata a casa. Purtroppo per le complicazioni della malattia e per le terapie contro il dolore, era sempre allettata e quindi incapace di muoversi. Collaborando con il medico di famiglia siamo riusciti con il tempo a ripristinare in questa persona un buon grado di mobilità tanto da farla tornare autonoma nelle sue attività di vita quotidiana. Un successo dovuto non solo al lavoro infermieristico ma anche al team multidisciplinare e che si poteva raggiungere solo nell’ambiente domestico. Questo dimostra il valore di percorsi assistenziali dove ogni caso viene preso in carico per la sua unicità”, ha concluso.

Ma cosa ne pensano i pazienti ? Ci racconta Debora, una donna residente in provincia di Grosseto che di recente è stata sottoposta ad un trapianto.“Sono stata seguita alternativamente da due infermieri per tutto il percorso terapeutico. Sono sempre stati disponibili, direi indispensabili, in particolare quando ne avevo più necessità, nel lungo periodo prima dell’intervento dove ero costretta a casa sempre a letto. In quel momento avere qualcuno su cui fare affidamento è stato davvero importante e mi ha permesso di superare meglio la malattia”.

vaccini giovaniCOMUNICATO STAMPA, GROSSETO 26 ottobre 2021.
 
Cambia, dal 1 novembre, l’organizzazione della rete vaccinale. L’Azienda sanitaria ha, infatti, comunicato che, da quella data, rimarranno in attività il centro di Spergolaia ad Alberese (Grosseto) e la ex Fonderia Leopolda di Follonica, e saranno attivate, nelle settimane successive, anche altre sedi territoriali come gli ambulatori vaccinali dei dipartimenti della prevenzione, i distretti, gli ambulatori ospedalieri.
 
“Vogliamo ringraziare – dice Nicola Draoli, presidente di Opi Grosseto – tutto il personale infermieristico che in questi mesi ha reso possibile il raggiungimento di un obiettivo di straordinaria importanza, insieme ai medici, agli oss, alla protezione civile e ai tanti volontari che sono stati coinvolti: sono oltre un milione e 200mila le dosi di vaccino somministrate nei territori dell’azienda Usl Toscana sud est che hanno fatto sì che l’86% della popolazione sia vaccinata contro il Sars-Cov 2.  In questi mesi tutti gli hub vaccinali attivati sono stati fondamentali per ottenere questi risultati, uniti anche ai camper per le vaccinazioni che hanno raggiunto zone periferiche e turistiche”.
 
Draoli ricorda come la campagna vaccinale in corso sia la più importante dell’era moderna: “Abbiamo compiuto uno sforzo che merita di essere ricordato nei libri di storia.  La campagna vaccinale è partita per gradi, è stata modificata in corso d’opera per rispondere al meglio alle necessità: siamo partiti somministrando il vaccino ai fragili, siamo entrati nelle Rsa, passando poi per il resto della popolazione, per arrivare, nell’ultima fase, anche ai minorenni e a coloro che hanno deciso di vaccinarsi solo in queste settimane e che hanno rappresentato forse la categoria di pazienti più difficile da seguire. Un percorso che ha comportato un impegno organizzativo senza eguali ed emotivamente molto faticoso perchè nel bene e nel male, nel trionfalismo e nell'aggressività ha caricato sulle spalle dei sanitari un'attenzione pubblica  a tratti fonte di enorme stress”. 
 
“La chiusura dei grandi hub vaccinali – prosegue Draoli – rappresenta anche una luce in fondo al tunnel: sta a significare, infatti, che con le strategie messe in atto stiamo riuscendo a fronteggiare la pandemia. Questo non indica certo che siamo arrivati alla fine del processo perché, come sappiamo, la campagna vaccinale sta proseguendo e sta tutt'ora vedendo impegnati tanti professionisti, in primis infermieri.  Ribadiamo che l’Ordine delle professioni infermieristiche è disposizione dell’azienda sanitaria e della Regione per collaborare all’individuazione delle nuove strategie, anche più volte ai servizi di prossimità perché abbiamo visto, e l’uso dei camper vaccinali lo dimostra, che davvero portare i servizi sui territori può fare la differenza”. 
 
“Ancora grazie, quindi – conclude Draoli – alle centinaia di professionisti che, senza risparmiarsi, in questi mesi hanno dato il loro contributo, facendosi carico di compiti gravosi, a tratti entusiasmanti, ma senza dubbio molto difficili. Ci auguriamo che la popolazione, consapevole dell’importanza che il vaccino rappresenta per la riduzione degli esiti da contagio, continui a vaccinarsi con fiducia e serenità, in modo che ognuno faccia la propria parte per mettere fine a questa terribile emergenza”.
Continuano i corsi gratuiti ed accreditati per tutti gli iscritti OPI Grosseto. il 10 Novembre dalle 9:30 alle ore 12.30 la seconda edizione di "Assistenza infermieristica:  terapie d’aiuto al paziente oncologico e al bambino oncologico" che riconosce 3,9 crediti ECM. Responsabile scientifico: Sara Pisano. Docenti: Valentina Mancuso e Sara Pisano. Per iscriversi mandare mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 
 
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