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vincolo esclusivitàGrosseto, martedì 4 aprile 2023
Comunicato stampa

 

Il presidente di Opi Grosseto sottolinea: “La riforma del servizio sanitario nazional deve passare da un numero adeguato di professionisti riconosciuti economicamente e professionalmente”

 

L'Ordine delle professioni infermieristiche di Grosseto commenta il decreto legge "Energia", approvato dal Consiglio dei Ministri il 28 marzo scorso, con il quale si supera il vincolo di esclusività e il cumulo di impieghi anche per i professionisti iscritti agli ordini degli infermieri che operano nel settore pubblico. “È interessante analizzare questa norma - dichiara Nicola Draoli, presidente di Opi Grosseto – che ci invita a fare riflessioni sulla nostra professione e sul futuro del sistema sanitario”.


Nel decreto "Energia", infatti, si pone fine, seppure per un periodo di tempo limitato, a una disparità tra infermieri e altre categorie professionali: "Anche se avrà durata fino al 2025 – spiega Draoli - il superamento del vincolo di esclusività elimina una disparità di trattamento che gli infermieri subivano, sin dagli anni Novanta, rispetto ad altri professionisti della sanità pubblica, come i medici, per i quali questo vincolo non esiste dal 1991. Tuttavia, l'inserimento di una data di termine, che non era presente nelle bozze del decreto, ci conferma quello che da tempo pensiamo: ovvero che si teme che, con la possibilità di scelta degli infermieri, il servizio sanitario nazionale si trovi in difficoltà. Una presa d'atto, quindi, che il servizio sanitario nazionale si regge sul lavoro degli infermieri, in particolare, sul lavoro oltre il loro orario contrattuale". Secondo le stime del Conto annuale della Ragioneria generale dello Stato, a livello nazionale, ogni infermiere lavora in media 150 ore in più, rispetto al proprio orario. "Il timore, quindi, che la fine del vincolo possa mettere in crisi il sistema, rende evidente il ruolo degli infermieri nel servizio sanitario pubblico".


Ma il nuovo decreto, sottolinea Draoli, dà anche altri elementi di riflessione: "Parla di un mercato del lavoro che è cambiato ed è più flessibile. Non crediamo che un infermiere, con questa nuova opportunità, possa aprire una partita Iva per andare fare un doppio turno in una struttura privata, ma che possa, invece, mettere a disposizione le sue competenze avanzate, ad esempio nella medicazione di ferite difficili o nella gestione degli accessi vascolari, presso strutture private, farmacie di servizi, per consulenze. E' chiaro che spetterà alle aziende sanitarie definire delle linee guida alle quali i professionisti dovranno attenersi, ma con questo nuovo approccio le competenze professionali degli infermieri potranno essere messe a servizio, ancora di più, della salute dei cittadini".


Nel nuovo decreto legge, inoltre, si insite sulla deroga all’esercizio professionale degli infermieri stranieri: “Individuando quindi – aggiunge Draoli – una misure tampone emergenziale, che sarebbe davvero ora di chiudere, perché non punta alla qualità e alla sicurezza delle cure”.
Con questa norma - conclude il presidente di Opi Grosseto - si dà atto alle richieste che da anni, ormai, i professionisti presentavano, come nel corso degli ultimi Stati generali, e si danno importanti spunti di riflessione sull'organizzazione del nostro sistema sanitario nazionale, che, continuiamo a ribadirlo, deve essere tutelato e protetto, ma senza creare discriminazioni tra professionisti e senza limitare il diritto alla salute delle persone; chiediamo, inoltre, che si abbia il coraggio di dire che la principale riforma strutturale del servizio sanitario nazionale debba necessariamente passare da un numero congruo di professionisti che siano riconosciuti economicamente e professionalmente come tali”

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DAT

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violenza operatori“Ci tengo a far avere la mia vicinanza, e quella di tutto l’Ordine, non solo agli infermieri ma a tutte quelle figure in ambito sociale e sanitario che hanno ricevuto abusi, minacce e aggressioni”. Nicola Draoli, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche commenta così la giornata nazionale contro la violenza sugli operatori sanitari.

“E’ sempre più frustrante intervenire su questo tema – continua Draoli - perché se ne parla ormai da molto tempo e sono già state individuate dalla letteratura una serie di azioni: come i protocolli d’intesta tra le aziende e le forze dell’ordine, la riduzione dei tempi d’attesa, la formazione specifica per gli operatori sanitari, l’adeguamento delle strutture di accoglienza, il dovere di denuncia ancora poco agito. Dobbiamo, però, lavorare davvero sui percorsi per far sì che il cittadino abbia ben chiaro a chi potersi rivolgere evitando che arrivi nei posti non indicati a trattare il suo bisogno; questo, in particolare, si ha tra l’accesso improprio al pronto soccorso e gli accessi di natura territoriale”.

Ma al di là della lista con tutte le azioni condivisibili e individuate da studi e analisi, c’è bisogno di più consapevolezza da parte di tutti. “Dobbiamo essere più consapevoli che oggi ogni volta che si verifica una forma di violenza ai danni degli operatori sanitari si ha un danno a tutta la comunità. Non dobbiamo assuefarci alla cronaca come fosse la normalità. Concorriamo tutti a creare ambienti più o meno aggressivi e questa deve essere una responsabilità condivisa, soprattutto perché in un momento in cui il nostro Servizio sanitario locale è in difficoltà, questi episodi minano la stabilità dell’intera comunità e la tenuta del SSN. Ci deve essere un senso di solidarietà comune: le aggressioni vanno combattute a tutti i livelli, perché indeboliscono il nostro Sistema sanitario con il rischio – conclude Draoli - che un domani la nostra comunità ne rimanga priva, visto che per troppo tempo è stato maltrattato così come gli operatori sanitari”.

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