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Grosseto, 16 febbraio 2023
Comunicato stampa

Servizio sanitario nazionale a rischio. Draoli: “Fondamentale renderlo più attrattivo e scongiurare la tempesta perfetta”

 

SSNSe i giovani non scelgono di studiare da professionisti sanitari e di lavorare nel pubblico inevitabilmente il Servizio sanitario nazionale muore”. Questo il grido di allarme di Nicola Draoli, presidente dell’Ordine degli infermieri di Grosseto, che annuncia anche una “tempesta perfetta” in arrivo.

“Siamo preoccupati per il futuro del nostro Servizio sanitario nazionale – spiega Draoli - soprattutto per due aspetti: la carenza di personale, ancora più drammatica se vista in prospettiva, e la crisi economica importante, che rischia di ridurre sempre più l’accesso alle cure senza un sistema pubblico e forte”.

Grosseto, riguardo alla carenza di personale, ha una media di laureati in infermieristica per abitanti di 12 su 100mila, che è inferiore alla media nazionale di 17 su 100mila; questo nonostante al momento il rapporto tra infermieri e abitanti a Grosseto sia in linea. In sostanza già oggi non vengono coperti più i pensionamenti con i nuovi laureati. Anche la pesante crisi economica rischia di aggravare sempre più una situazione molto delicata.

Ad oggi secondo Confesercenti la metà del reddito medio dei cittadini toscani – continua Draoli - viene speso in bollette e mutui. Contestualmente in Toscana, secondo la Ragioneria dello Stato per il privato puro si spende 500 milioni in più rispetto all’ultima rilevazione. Questo significa che da una parte si sta scegliendo il privato, probabilmente perché costretti, mentre dall’altra la crisi economica ci fa spendere più soldi su bollette e mutui mettendo a rischio il senso di coesione sociale e, quindi, l’accesso alle cure, o almeno un accesso differenziato alle cure”. Una tempesta perfetta, appunto.

“L’unica soluzione possibile – conclude Draoli - è quella di andare verso una riorganizzazione che renda le professioni sanitarie, ed in particolare quelle infermieristiche, più attrattive, con più competenze riconosciute e retribuzioni migliori, oltre a un lavoro diretto su modelli di benessere organizzativo interno: perché senza questo aspetto non si può pensare che le persone scelgano di studiare in ambito sanitario e quindi svolgere le professioni sanitarie dentro la sanità pubblica. Rendere la sanità pubblica attrattiva per chi ci lavora è l'unica soluzione percorribile per sostenere il Servizio sanitario nazionale. La Regione sta lavorando su queste tematiche, ma servono norme strutturali di cambiamento governative e ministeriali oltre che un maggior finanziamento sul servizio sanitario, sul clima interno invece dobbiamo lavorare tutti per creare luoghi lavorativi attrattivi ogni singolo giorno. Le responsabilità sono oggi più che mai condivise”.

Arrivano tre novità dagli emendamenti (a firma di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia) approvati al Senato nelle Commissioni riunite Affari Costituzionali e Bilancio e relativi al testo del decreto “Milleproroghe” (Disegno di legge n. 452 “Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2022, n. 198, recante disposizioni urgenti in materia di termini legislativi”).

La prima è l’estensione fino al 31 dicembre 2023 (ora era genericamente fino termine dello stato di emergenza) della possibilità di svolgere attività libero professionale per gli operatori sanitari, anche presso strutture diverse da quella di appartenenza, sulla base di accordi decentrati, ovvero presso la medesima struttura in regime di esclusività, elevando da 4 a 8 settimanali il monte ore in cui l’attività è consentita, per un totale massimo di 36 ore mensili.

Altra novità, la proroga fino a fine 2025 (oggi 2023) di quanto prescritto dal decreto legge 105/2021 (convertito nella legge 126/2021), dove si dice che “per fronteggiare la grave carenza di personale  sanitario e socio-sanitario che si riscontra nel territorio nazionale … è consentito l’esercizio temporaneo, nel territorio nazionale, delle qualifiche professionali sanitarie e della qualifica di operatore socio-sanitario, in deroga alle norme sul riconoscimento delle predette qualifiche professionali”. Introdotto l’obbligo per i professionisti sanitari provenienti dall’estero di comunicare all’Ordine competente in base al luogo di lavoro l’ottenimento del riconoscimento in deroga e il nominativo della struttura sanitaria a contratto con il Servizio sanitario nazionale presso la quale presta l’attività e ogni successiva variazione. Se non lo farà, il riconoscimento sarà sospeso fino all’adempimento della nuova previsione normativa.

Infine, arriva la conferma della proroga di un anno per l’acquisizione dei crediti Ecm relativi al triennio 2020-2022, ma con il chiarimento che si tratta di un anno extra solo per chi non ha maturato i crediti, mentre per la totalità dei professionisti la misura conferma l’inizio regolare del nuovo triennio (2023-2025), con decorrenza ordinaria dal 1° gennaio 2023.

L’emendamento prevede anche una “proroga” per il recupero dei crediti formativi dei trienni precedenti (2014/16 e 2017/19). La certificazione dell’assolvimento dell’obbligo Ecm per questi periodi potrà essere conseguita attraverso crediti compensativi definiti secondo provvedimento della Commissione nazionale della formazione continua. Questo recupero sarà permesso a tutti i professionisti che non abbiano raggiunto i crediti formativi necessari per quei due trienni entro i termini previsti, e già trascorsi.

(fonte: www.fnopi.it)

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