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CAMERA SENATO FOTOL’emergenza pandemica ha fatto emergere criticità del Servizio sanitario nazionale, e adesso alcune modifiche normative appaiono inderogabili, a tutela della popolazione.

“Gli infermieri sono pochi rispetto al fabbisogno e la professione è sempre meno attrattiva” è l’allarme della Fnopi che ha identificato tre priorità inderogabili, inviate alle forze in corsa per le elezioni: incremento della base contrattuale e riconoscimento economico dell’esclusività delle professioni infermieristiche; riconoscimento delle competenze specialistiche; evoluzione del percorso formativo universitario.

I posti messi a bando negli Atenei, sottolinea la FNOPI, spesso non sono saturati. Il numero di infermieri richiesti sul territorio non risponde ai numeri di cui l’Italia dispone anche rispetto ai rapporti previsti dalle analisi internazionali (Oms, Ocse ecc.). E di questa situazione, le cause sono da ricercare anche nel mancato riconoscimento valoriale ed economico della professione e nell’assenza di prospettive di carriera.

Le nuove necessità normative per un cambio di rotta sono raggruppabili in tre blocchi.

Il primo deve prevedere la valorizzazione della voce contrattuale definita come indennità di specificità infermieristica (voce stipendiale istituita dalla legge di Bilancio 2021 e già individuata contrattualmente), da incrementare di almeno il 30%: oggi gli infermieri italiani sono al 25° posto come media annuale tra i paesi Ocse (seguita solo da altri otto Paesi). Essenziale è anche il riconoscimento economico dell’esclusività per gli infermieri che lavorano in ambito clinico e con ruolo di dirigenza manageriale nei servizi organizzativi nelle strutture pubbliche e private convenzionate, superando i vincoli dell’attuale legge sul Pubblico impiego, che risale ormai a 21 anni fa, o, in alternativa, consentendo l’esercizio della libera professione extramoenia, in deroga a quanto previsto dalle norme attuali.

Il secondo blocco deve prevedere l’inserimento all’interno dei Lea (livelli essenziali di assistenza) della branca specialistica assistenziale per dare uniformità di prestazioni a livello regionale e nazionale, con l’istituzione delle competenze specialistiche che già oggi esistono di fatto, ma che non sono ufficialmente riconosciute agli infermieri (es. Wound Care, management accessi vascolari, stomaterapia, interventi di educazione sanitaria e aderenza terapeutica ecc.).  È anche opportuno autorizzare la possibilità di prescrivere alcune categorie di farmaci e ausili/presidi, come strumento per applicare le competenze specialistiche, che rientrano nella sfera di competenza infermieristica come già accade in diversi Paesi Ue: un vuoto normativo che rende anche difficile la libera circolazione omogenea dei professionisti in Europa secondo la direttiva 2013/55/UE. E per le competenze specialistiche, è urgente il riconoscimento formativo, organizzativo, contrattuale e di carriera della figura dell’infermiere di famiglia e comunità, professionista responsabile dei processi infermieristici in ambito familiare e comunitario.

Il terzo blocco riguarda la valorizzazione della formazione infermieristica negli Atenei, con l’istituzione di lauree magistrali a indirizzo clinico e scuole di specializzazione. Inoltre, si dovranno legare i posti del corso di laurea e delle lauree specialistiche al fabbisogno del sistema salute. Per questo, è necessario prevedere il finanziamento della docenza universitaria e aumentare il numero dei professori-infermieri (il rapporto docente/studenti è 1:1.350 per gli infermieri, contro altre facoltà sanitarie dove è 1:6).

La politica – conclude la Fnopi – deve porsi obiettivi precisi: senza infermieri non c’è salute, l’Italia deve dimostrare di essere una nazione che investe sull’infermieristica, i cittadini non possono più aspettare”.

Il documento della FNOPi è anche diventata una lettera aperta di OPI GR ai candidati maremmani. Potete leggerla su:

IL GIUNCO - MAREMMANEWS - Il TIRRENO - LA NAZIONE

privacyGentili colleghi, vogliamo raccontarvi un episodio che ci serve se non altro per ricordare e riflettere sul rischio che corriamo, a volte in buona fede, di diffondere dati sensibili e protetti dalla privacy in particolare attraverso strumenti a distanza come il telefono.
 
Un familiare, o presunto tale, ha chiamato dei colleghi ospedalieri dichiarandosi "componente dell'OPI" per ottenere alcune informazioni e ridaguire alcuni comportamenti professionali, il tutto dichiarando che "la telefonata era registrata". Alla richiesta del collega di identificarsi la telefonata è stata interrotta. Ringraziamo i colleghi che ci hanno avvertito, ci complimentiamo per essere stati avveduti e deontologicamente corretti, e specifichiamo che:
1) Al di là del modo da "gestapo" che ovviamente non appartiene all'Ordine se abbiamo bisogno di interloquire informalmente e genericamente con un collega per una qualsiasi questione lo facciamo dichiarando se non altro nome, cognome e ruolo e certamente senza raccogliere dati sensibili di salute, al limite chiedendo un incontro di persona.
2) Qualora ci fosse bisogno di raccogliere formalmente notizie per condotte da indagare e che sono passibili di procedimento disciplinare il percorso è regolamentato dalla L 3/2018 e prevede una convocazione per prima audizione con il solo presidente notificata a mezzo PEC.
3) Sempre ovviamente spacciarsi per un membro dell'Ordine è passibile di querela.
4) Se un cittadino ha comunque delle rimostranze ci può contattare a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
 
PS prestiamo sempre attenzione per non incorrere nella violazione della privacy. 

logo ipasviComunicato Stampa 20 agosto 2022

Draoli, presidente Opi Grosseto: "I medici e gli infermieri mancano in tutta Italia e la nostra Provincia non è attrattiva; per questo dobbiamo  investire in modelli diversi

L’ordine degli infermieri di Grosseto partecipa preoccupato, ormai da mesi, alle tante grida di allarme, giustissime e condivise, che arrivano da più soggetti riguardo alla situazione dei pronto soccorso della provincia. “Ora che sta per arrivare la fine dell’estate – spiega Nicola Draoli, presidente Opi Grosseto - vorrei sottolineare come queste denuce si ripetano, puntualmente, ogni anno  e questo ci mette di fronte a due possibilità: arrivare alla prossima estate e ripartire da capo con la situazione di emergenza, oppure mettere in campo fin da subito soluzioni alternative per il 2023”.

Possibilità alternative che esistono. “Continuare a parlare di carenza di infermieri e medici purtroppo non risolve il problema nell’immediato perché sappiamo benissimo – continua Draoli - che  per via della carenza strutturale in tutta Italia  non ci saranno numeri sufficienti per anni a causa di lustri di mancato investimento. La graduatoria del concorso Regionale per infermieri è bloccata e va riaperta ma preme sottolineare come l’Ordine di Grosseto – ad esempio -  sia uno dei pochi Ordini in Italia ad avere lo stesso numero di iscritti da più di 10 anni, anzi ultimamente in flessione (segno della mancata attrattività e del mancato investimento Sanitario nella nostra Provincia).  Una soluzione, che da anni come Ordine degli infermieri continuiamo a proporre, è quella di un modello 'see and treat' diffuso ovunque, ovvero il trattamento delle urgenze minori, che nel pronto soccorso di Grosseto già esiste, e consiste in ambulatori infermieristici autonomi nella gestione di piccoli interventi ad accesso diretto, che rappresentano poi la maggior parte dei codici bianchi che arrivano in pronto soccorso. Abbiamo un territorio che ha già ambulatori infermieristici che intervengono però su pazienti cronici o su appuntamento: disseminare e rinforzare questi ambulatori infermieristici, che possono garantire interventi autonomi per urgenze minori su tutto il territorio, può rappresentare una prima soluzione che andrebbe a sostenere in modo importante anche la carenza della guardia medica turistica, non sostituendola ovviamente che è cosa impossibile, ma coprendo una buona parte dei bisogni che vengono richiesti alla guardia medica turistica”.

L’Ordine degli infermieri ribadisce ancora una volta la propria vicinanza a tutti gli operatori sanitari, non solo infermieri, auspicando, visto anche l'avvicinarsi delle votazioni, in una serie di programmi elettorali sulla sanità davvero centrati e concreti . “Ovviamente tutto il tema della sanità locale – conclude Draoli -deve essere portato avanti con progettualità diverse e coraggiose, non solo incrementali, perché non si può continuare a rispondere a un aumento della domanda, in questo caso gli accessi impropri al pronto soccorso, solo con un aumento dell’offerta: al contrario, bisogna andare alla fonte investendo ancora di più sul territorio ma con progettualità che hanno il coraggio di non replicare l'esistente, che sta scomparendo, ma trovando altri percorsi. Il Pronto Soccorso del resto non è che l’unica porta aperta in questa Nazione in cui si raccolgono bisogni di ogni tipo che diventano sanitari spesso per comodo.

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