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infermieri unitiEra molto tempo che non mi dedicavo ad un editorale sulle pagine dell'Ordine che presiedo. Stasera sento di farlo prendendo a pretesto la giornata degli Stati generali. Nell’ultima giornata a Villa Pamphili a Roma il premier Conte ha anche incontrato le Federazioni delle professioni sanitarie che hanno esposto il percorso futuro della propria professione e dell’assistenza sanitaria.

La Federazione degli infermieri ha portato avanti una parte dei temi che sono da tempo all'ordine del giorno  del lavoro ordinistico tra cui il potenzionamento del territorio attraverso l'infermiere di famiglia e comunità, il ripensamento qualitativo sanitario delle RSA, un'area contrattuale autonoma per gli infermieri e la necessità di un maggior riconoscimento anche economico alla professione, il fabbisogno di personale e di infermieristica attraverso adeguate dotazione organiche. Trovate la news completa QUI 

Perchè partire da qui? Per piacere e per dovere sono da sempre un frequentatore social. Tra le attitudini che dovrebbe avere chi esercita rappresentanza c'è sicuramente l'ascolto. L'ascolto lo si esercita anche attraverso "la lettura" del web, per quanto questa in realtà sia spesso piena zeppa di confondenti che creano l'illusione che ciò che vive sui social sia specchio del pensiero comune, cosa che spesso invece non è. Ma comunque. 

Gli Ordini e le Federazioni, infermieristici almeno, subiscono spesso giudizi ambivalenti e severamente dicotomici. Sicuramente qualche giudizio ben centrato, di stimolo. Molti ammantati di una lamentazione general generica che attribuisce agli Ordini e alla loro rappresentanza una sorta di responsabilità erga omnes su qualunque tema facendola diventare il principale sfogatoio di tutto ciò che non và, dal turno del  reparto a graduatorie che non scorrono. In particolar modo poi si continua a chiedere alla componente ordinistica quasi sempre solo una cosa: uno stipendio adeguato. 

Sulla confusione ENORME che si continua a fare tra Sindacati e Ordini ne abbiamo parlato più volte. Se avete voglia di approfondire potete leggere QUA. Ciò nonostante la Federazione e gli Ordini hanno più e più volte portato istanze su temi di natura perlomeno contrattuale. Ne avevamo già parlato QUA. In particolare l'emergenza COVID ha rotto ulteriormente alcuni muri su territori grigi con la famosa lettera aperta a Conte Speranza e Bonaccini che tra le altre cose chiede un'area contrattuale autonoma, indennità infermieristiche etc etc. 

Una lettera che non rimane mai una lettera. Quando un'istituzione pubblica scrive significa che dietro la scrittura vi è un progetto, interlocuzioni pregresse e interlocuzioni future. Significa che quella scrittura è la base da cui origina e da cui si dipana il resto. Non è mai un mero esercizio di stile. Oggi ne è una riprova. Cosa si porta agli Stati Generali? Le istanze già scritte, già portate altre volte, già maturate in altri contesti. 

Perchè dico questo? Perchè ogni volta che esce una news c'è sempre (e potrei diventarci ricco scommetendoci) qualcuno che commenta: finalmente! Si sono svegliati! o qualcosa di simile. Se la memoria è corta la memoria degli Italiani è in genere cortissima. La memoria nei confronti degli Ordini ancora più corta. E, come dicevo prima, è piuttosto ingenuo pensare che una news sia "solo una news fine a se stessa".

Ma del resto è normale. Per questo abbiamo creato qua un raccoglitore permanente di notizie. Per questo anche per la Federazione è stato creato un ancor più strutturato e snello contenitore tematico. Lo trovate QUI. Lo scopo è sostanzialmente rendere evidente che i temi non sono nuovi, non si esauriscono in una lettera, soprattutto non si realizzano dall'oggi al domani e che non ha senso esultare con un "finalmente!" qualcosa che quasi mai è nuovo, quasi mai è isolato, ma rientra in un preciso percorso. 

Se scrivo questo editoriale è perchè è successa anche un'altra cosa: una serie di flash mob di natura apolitica, apartitica, asindacale (salvo appoggi pubblici da vari portatori di interesse arrivati a macchia di leopardo) che per larga parte hanno portato avanti istanze già condivise dagli Ordini. La stessa Federazione ha appoggiato idealmente il tutto congratulandosi per la generale ben riuscita: organizzata, pacifica e rispettosa delle norme in epoca covid. Ebbene anche su questo ho letto di tutto e di più: come se fossimo soggetti divisi e in guerra. Come se l'attenzione portata dai movimenti fosse una controparte in alcuni casi, o qualcosa a cui dare più o meno valore prendendo a riferimento l'attività sindacale o l'attività ordinistica.

Non sono d'accordo sull'ideale di una unica bandiera. Se l'infermieristica ha sempre fatto fatica a farsi spazio nel dibattito pubblico è proprio perchè abbiamo sempre auspicato bandiere uniche. Se gli Ordini, un nucleo spontaneo, i sindacati, un gruppo politico, etc etc etc etc portano avanti temi ed istanze comune è solo un valore aggiunto. Più bandiere con stessi obiettivi sono sempre più funzionali.

Sono le modalità ed i ruoli che cambiano e qua dobbiamo proprio fare pace con noi stessi e aquisire consapevolezza e maturità. I sindacati firmano contratti. Punto. La Federazione e glli Ordini agiscono nelle interlocuzioni politiche come Enti sussidiari dello Stato. Punto. Movimenti spontanei possono scendere in piazza a dire le loro ragioni. Se poi tutte queste anime puntano alla stessa cosa mi chiedo davvero perchè leggo commenti che tendono a far rivalere gli uni sugli altri. I movimenti hanno fatto di più. I sindacati hanno fatto di più. Gli Ordini hanno fatto di più. Ma a che pro? Ognuno avrà fatto quel che poteva e DOVEVA fare, in modi diversi e con percorsi diversi, e l'importante è che la meta sia la stessa.

Senza contare poi che spesso la differenza e il vissuto la fanno i singoli. I singoli dirigenti, i singoli coordinatori, i singoli formatori, i singoli clinici che hanno la responsabilità infinita di creare ambienti di lavoro sani, produttivi e positivi o ambienti di lavoro insalubri e non meritocratici. E qua le grandi norme professionali o contrattuali possono aiutare molto o non aiutare affatto ma sono sempre a latere del valore di ciò che si può sviluppare nel singolo contesto.

Non trovo una chiusa precisa a questo editoriale sicuramente scomposto e poco sistematizzato. Forse che è necessario coltivare una maggiore fiducia, forse che serve usare la logica perchè nessun infermiere che lotta per la professione vorrebbe traguardi che non facciano bene alla professione stessa, forse che la distanza che viviamo nei ruoli diversi è più facile di quanto non si creda da accorciare e che basterebbe scriverci e confrontarci di più per scoprire quanto siamo identiche gocce dello stesso mare, forse che se questo covid magari non avrà fatto migliorare gli Italiani spero abbia fatto migliorare almeno il nostro senso comunitario. 

Andiamo avanti. Restiamo Uniti. 

Nicola Draoli

 

 

 

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