Grosseto, 12/09/2017, Di Nicola Draoli
In questo post (per chi legge la news dal sito andate a vedere la pagina facebook del Collegio a partire dalle ore 16 di oggi) ospitiamo nei commenti il giornalista Enrico Pizzi per permettere agli infermieri di Grosseto di capire e ragionare sui rapporti tra la professione e i media. Enrico Pizzi si è gentilmente messo a disposizione per rispondere ai nostri dubbi e alle nostre domande e magari ci chiederà spiegazioni sul nostro mondo.
Perché questo piccolo ma interessante e proattivo esperimento? Lo spieghiamo in questo editoriale.
L'antefatto: Due quotidiani nazionali utilizzano un titolo decontestualizzato e lesivo per l'immagine della professione infermieristica. (http://www.ipasvi.it/attualita/morte-per-malaria-di-una-bambina-a-trento-niente-fango-sugli-infermieri-dura-reazione-ipasvi-id2189.htm)
La Federazione Nazionale IPASVI interviene.
Intervengono anche singoli Presidenti e singoli infermieri e pure, lo so per certo, anche dei cittadini. Gli interventi sono sacrosanti, legittimi e dovuti. Ma vorrei sollevare ulteriori riflessioni.
Oltre all'intervento del Collegio ogni singolo aiuto dalla comunità professionale non solo è ben accetto ma altamente utile. Quando su un articolo ai danni degli infermieri interviene il Collegio questo è sicuramente espressione di tutti i professionisti che rappresenta ma non è detto che per i giornalisti questo incida granché. Se immaginate che oltre al Collegio scrivano anche solo cinquanta infermieri circostanziando l'errore....il giornalista probabilmente capirà di aver toccato, più o meno in buona fede, delle corde sbagliate e sarà portato a riflettere su cosa ha scritto di inesatto. Ho assistito infatti nel nostro ambito provinciale, più in passato che ora ad onor del vero, a repliche fatte per il solo diritto di replica e non perché sentite o sinceramente recepite e questo non aiuta nessuno. Il Collegio è diventato un rompiscatole e nessuno avrà imparato niente da questa storia.
I giornalisti non sono entità astruse e mitologiche. Sono professionisti e persone che descrivono e raccontano l'attualità secondo mandati professionali e sensibilità personali, e tra professionisti bisogna cercare gli elementi di condivisione e di comprensione. Certo alcuni quotidiani seguono linee di indirizzo dettate dall'alto ma non possiamo partire da ragionamenti del genere o inquineremmo e ci negheremmo ogni possibilità di dialogo, il che vuol dire intervenire sicuramente con forza e facendo rispettare le norme a partire dalla rettifica come da articolo 42 della legge 416/81 ed ogni altra azione legale del caso, ma anche cercando di capire il perché sia successo tale evento. Come il rischio clinico insegna oltre all'evento è necessario indagare la cause.
Se questo a livello Nazionale è più difficile da attuare perché sussistono pressioni e interessi mal governabili, a livello Provinciale dovrebbe essere un imperativo che dobbiamo seguire con attenzione.
Il livello provinciale dei media è un livello che va costruito su due binari. Il Collegio deve parlare con i giornalisti, incontrarli, spiegargli, essere propositivo quando passano informazioni errate. La maggior parte delle volte tutto è solo frutto di non conoscenza. Certo, spesso il titolista in particolare fa errori grossolani per richiamare attenzione al pezzo o per semplificarne il contenuto ed il tutto è quindi furbamente funzionale. Ma anche qui l'intervento deve essere sì deciso ma cercare un corridoio di conoscenza e di dialogo. Questo richiede che l'interlocutore che rappresenta il Collegio (non parlo di me...dico in generale) sia una persona valida e certamente competente. Ai giornali servono infatti voci che possano apportare elementi di senso con autorevolezza, contenuti e senza autoreferenzialità o polemica sterile. Ai giornalisti interessa raccontare gli eventi, non dare spazio a piagnistei. Allora il Collegio deve intervenire, posizionarsi, uscire, farsi sentire con grande senso e serietà. Quando un Collegio porta elementi di spessore e cerca la stampa con fare professionale e propositivo si può pensare piano piano di conoscersi a vicenda costruttivamente. Si arriva con qualcuno, nel nostro caso è successo, ad essere chiamati spontaneamente quando si parla di infermieri e infermieristica. E il secondo binario? Il secondo siamo noi. Se il giornalista racconta ciò che vede come un cittadino medio, come un tramite della realtà, noi dobbiamo farci vedere come vogliamo essere raccontati. L'amico Presidente IPASVI di La Spezia Francesco Falli parlava di un giornalista che ha scritto "a lavare per terra come un infermiere". Perché lo avevo scritto? Perché un infermiere, un vero infermiere, durante il ricovero del giornalista ha preso straccio e secchio ed ha pulito per terra. Ecco perché la questione dei rapporti con i media non è una questione solo di leggi, megafoni e pugni da battere sul tavolo. È anche quello se serve, ma più spesso, e più che altro nelle singole Province, è un rapporto che va costruito ed ognuno di noi contribuisce a costruirlo. Il Collegio ha una forza intrinseca che deve essere allenata ed espressa dal suo Presidente e dal Consiglio Direttivo tutto ma ha ancora più forza se la comunità che lo rappresenta è forte ed ha identità chiara, e se coinvolge e si lascia coinvolgere dal Collegio stesso. Infatti è spesso solo grazie a voi se siamo intervenuti su alcune inesattezze che ci avete prontamente segnalato e che ci avete aiutato a dirimere con contenuti corretti.
Lasciamo adesso spazio ai vostri commenti sulla pagina Facebook di IPASVI Grosseto a cui il giornalista Enrico Pizzi risponderà appena possibile. Ovviamente l'intento è costruttivo e di dialogo, quindi modereremo gli interventi se non tesi a questa logica.
foto: http://gustalanotizia.blogspot.it/2017/03/, autore Guido Capirci