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dubbioOggi è uscito un articolo interessante su una rubrica di un quotidiano dell'Alto Adige (a proposito..state usufruendo del servizio gratuito di rassegna stampa nazionale offerto da IPASVI? Lo trovate a questo LINK).La terminologia non è proprio il massimo ma il concetto è davvero calzante. Difatti l'autore definisce alcuni nostri ambiti di competenza come "quasi decisioni" (da ora in poi QS). Sono QS tutte le volte che abbiamo davanti un quadro clinico, sappiamo cosa serve, sappiamo come intervenire, ma prima di agire dobbiamo  sentire il medico per condividere la strategia. Qui si entra nel cuore del nostro mare grigio dell'agire quotidiano. Quando si tratta di prescrizioni farmacologiche c'è poco da fare: ancora in Italia nessun percorso di studi, nessuna esperienza maturata, ci rende prescrittori come accade in molti paesi europei e non. Alle volte abbiamo dei protocolli a definire il tutto come accade in alcuni tipi di farmaci in infusione continua che devono essere corretti secondo i valori ematochimici o come sull'emergenze urgenze extraospedaliere. Eppure c'è polemica, come ben sappiamo, persino su questi protocolli e sui percorsi codificati. Insomma siamo ancora a ragionar di logaritmi definibili da evidenze e linee guida piuttosto che a ragionar di sviluppo delle competenze e appropriatezza clinica di ogni professionista.  La somministrazione farmacologica in autonomia (quindi con capacità prescrittiva implicita) dovrebbero poter essere inquadrati su più livelli. Chiaramente vi è un livello che mai e poi mai un infermiere si sognerebbe di togliere al medico. Le responsabilità gli infermieri ce le hanno ben chiare. Ma è sull'emergenza, sulla cronicità, sul trattamento di alcune situazioni ascrivibili ad una lieve entità che si sfiora il paradosso, là dove un farmaco è da banco (consigliato dalla vicina di casa o dalla nonna esperta), è un farmaco che il paziente utilizza da anni (di cui conosce gli effetti collaterali meglio del luminare) o è un farmaco che serve a salvare una vita ma che va utilizzato hic et nunc. Per dire, posso consigliare al paziente di autosomministrarsi una tachipirina ma non posso dargliela io in assenza di prescrizione medica. Ma la zona grigia si raggiunge in situazioni altre dove il medico non è presente o raggiungibile con difficoltà, come nelle RSA o in altri ambiti territoriali. Certo, esiste la possibilità di rivolgersi alla guardia medica o al 118. È però una possibilità che non tiene conto minimamente del valore della figura infermieristica che andrebbe valutata su skills e competenze. Chiaramente non tutti gli infermieri potrebbero essere in grado di valutare una situazione clinica e sapere come intervenire ma dovremmo anche uscire prima o poi dall'idea dell'infermiere omnicomprensivo di ogni sapere e tenica e valorizzaire le peculiarità certificate in ambito formativo di ognuno per il benessere del paziente in primis.  Prescrizione farmacologica a parte è doveroso condividere le strategie in equipe purchè l'equipe sia in grado di riunirsi velocemente. Dice bene l'autore quando individua le ore notturne come delicate. Io credo davvero che ogni infermiere si sia trovato a vagare almeno una volta in un dilemma etico e deontologico di fronte ad una situazione in cui è chiaro cosa deve essere fatto ma non si riesce velocemente a coordinarsi con il medico. Che succede quindi? Può scattare uno stato di necessità, l'applicazione dell'articolo 18 del codice deontologico vigente, insomma un elemento che ci impone di intervenire comunque se la persona assistita è in pericolo obiettivo di vita. Ma se questo non fosse il mare grigio diventa grigissimo e certamente può capitare che si decida di intervenire consapevoli delle propie competenze e rischiando in prima persona in un sistema in cui la fiducia tra professionisti di professioni diverse è elevata e sicura. Sistemi rari però, Molto rari. Che smettono di funzionare se qualcosa non va come previsto. Tralasciamo per altro quello che succederà con l'applicazione della così detta Legge Gelli che è ancora oggi in fase di ampio dibattimento in termini di applicazione nei casi concreti. Insomma il mondo delle "quasi decisioni" è un mondo che sentiamo molto e che imporrebbe davvero coraggiosi passi in avanti su alcuni tipi di autonomia ormai evidenti nell'informalità, oltre che insistere sul lavoro di squadra e di collaborazione interprofessionale. Anche perchè l'alternativa rischia di diventare una serie di brutti conteziosi con esiti drammatici come il  caso di una recente sentenza: Condannato un medico che nonostante le chiamate dell'infermiere - persona esperta e in grado di valutare le necessità - per intervenire su un paziente aggravato ha ignorato la chiamata e il paziente è deceduto"

Nicola Draoli - 30/05/2017

ALLEGATI: Quasi Decisioni - Sentenza di Cassazione

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