Ci sono alcune competenze di base che riteniamo ormai acquisite, facenti parte del nostro core professionale e che raramente mettiamo in discussione nel corso della nostra carriera lavorativa. In parte questo dipende anche dalla valenza “storica” della prestazione. Un caso possono essere i prelievi venosi. L'arte della flebotomia è praticata da centinaia di anni. Oltre agli scopi, al razionale di fondo, alle tecniche, sono cambiati ovviamente i dispositivi tecnologici e le norme igieniche sanitarie oltre che la componente di prevenzione e protezione per gli operatori e gli utenti. Nel nostro caso poi il prelievo venoso viene spesso identificato simbolicamente come l'atto infermieristico per eccellenza. Essendo una delle procedure invasive più utilizzate nel mondo della salute viene data come assodata. Raramente si riscontrano corsi di formazione volti ad upgrading o mantenimento delle conoscenze. Eppure il prelievo venoso è il capofila di un complesso processo che non si esaurisce nella dimensione tecnica assistenziale e relazionale ma passa da analisi di laboratorio, si traduce in un referto ed infine convoglia verso percorsi terapeutici anche complessi. Per questo riteniamo interessante riportarvi in pochi semplici passaggi descritti molto informalmente e semplicemente alcune raccomandazioni che vi traduciamo da le ultime linee guida tra cui quelle redatte dall'Organizzazione Mondiale della Sanità del 2010 (eh sì. Sono le ultime) senza pretesa di essere una traduzione ufficiale.
Invitiamo quindi tutti a consultare comunque le fonti originali
http://apps.who.int/iris/bitstream/10665/44294/1/9789241599221_eng.pdf
https://www.guideline.gov/summaries/summary/47354/
Se il progetto vi piace, produrremmo altri capitoli su altre prestazioni infermieristiche di base. Fateci sapere!
Facciamo quindi una sintesi di alcuni passaggi che riteniamo i più interessanti.
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Si fa mantenere spesso il digiuno. Il motivo è in realtà legato a standardizzare i valori di partenza nella popolazione. L'acqua invece si può assumere senza problemi. Ma in realtà anche fumare una sigaretta fin a due ore prima il prelievo altera una serie di valori come il glucosio gli acidi grassi liberi, glicerolo, cortisolo, aldosterone e una riduzione dei globuli bianchi circolanti e del contenuto di vitamina C del plasma come effetto acuto
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Non ci sono evidenze sull'utilizzo del miglior disinfettante. La scelta migliore per costo ed efficacia si indirizza su Clorexidina al 2%. Il disinfettante dovrebbe stazionare almeno 30 secondi sulla cute e lasciato asciugare per altri 30 secondi
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Non esiste un ago migliore di un altro per calibro. Aghi troppo piccoli o troppo grossi rispetto alla vena rischiano di creare emolisi. In genere non si dovrebbero usare aghi più piccoli di 23.
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L'ago “Butterfly” dovrebbe trovare indicazione solo su popolazione pediatrica, con vene molto piccole o difficoltose. In parte per quanto detto sopra in parte per l'alto costo del dispositivo.
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La vena di eccellenza è quella cubitale. Invece sotto la vena basilica corrono arterie e nervi ed è quindi una vena sconsigliata.
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Una buona tecnica, per far risaltare la vena, oltre al posizione verticale del braccio o al riscaldare la cute, è quella di far abdurre il braccio per far muovere piani tendinei e muscolari modificando la posizione della vena stessa. Si può anche esercitare una lieve pressione partendo dal polso fino al gomito per far aumentare il ritorno venoso.
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Far aprire e chiudere il pugno con il laccio applicato aumenta considerevolmente il rischio di alterazione di valori ematici tra cui gli elettroliti. Motivo per il quale la mano del paziente deve essere rilassata e non chiusa a pugno durante il prelievo.
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I classici “picchiamenti” e “pizzichi” sono sconsigliati per lo stesso motivo
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la vena dovrebbe localizzarsi senza l'utilizzo del laccio. La stasi venosa dovuta al laccio altera diversi valori ematici tra cui elettroliti ed ematocrito, per questo il laccio non deve stringere eccessivamente ma solo servire a far "risaltare" il patrimonio venoso.
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Il laccio non dovrebbe rimanere al braccio per tutta la durata del prelievo per non rischiare emolisi, alterazioni e rischio di sofferenza della vena. Alcuni studi dicono di toglierlo subito dopo la venipuntura. Comunque non mantenerlo per più di due minuti. Se la vena è particolarmente apprezzabile è preferibile non utilizzare il laccio
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Per evitare ematomi l'arto andrebbe mantenuto steso e non fatto piegare apllicando una pressione sul punto di ingresso. Ugualmente il cotone sulla flebotomia andrebbe fissato senza fasciare tutto l'arto.