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bilnciaSi stanno avviando, di concerto anche con altri Collegi IPASVI della Toscana, una serie di incontri politici finalizzati a riportare equilibrio e funzionalità su alcune composizioni regionali a nostro avviso preoccupanti perchè espressione monoprofessionale. Incontri distesi, di ascolto e attenzione, ma che non vanificano il nostro disappunto e non fanno menire meno la nostra attenzione e insistenza sul tema .

In sintesi e provando a semplificare il più possibile  viene delineato un nuovo assetto organizzativo  delle funzioni di governo clinico regionale modificando la legge Regionale 24 febbraio 2005, n.40. Vediamo i punti più critici insieme:

Iniziamo dall’ Organismo Toscano di Governo clinico, organismo consultivo e tecnico scientifico della Giunta Regionale.

L’ufficio di coordinamento è costituito nelle nomine singole da quattro medici e un infermiere. E già qui vi è una disparità di rappresentanza che non trova un razionale chiaro. Queste cinque figure sono nominate dal Comitato tecnico scientifico che è a sua volta costituito da quindici medici e dodici professionisti sanitari. Non si capisce questi dodici professionisti sanitari a quale professione appartengono. Si legge solamente che sono esperti (quali criteri di esperienza?) appartenenti alla professioni presenti nel servizio sanitario regionale maggiormente rappresentative. Se si parla di rappresentatività allora gli infermieri sono la professione più presente, più capillare e più trasversale nelle linee di produzioni globali. Stupisce quindi che si voglia mantenere una linea di nebulosità su queste dodici figure. Come se non bastasse a questi si aggiungono altri tre medici nominati dai rettori delle Università Toscana e nove membri designati dal Consiglio regionale di cui sei medici e - ancora una volta nebulosamente - tre professionisti (quali? Con quali criteri individuati? Quale professioni?)

L’evidente squilibrio delle rappresentanze professionali si palese anche in settori trasversali come il comitato di bioetica dove la presenza di dieci medici a fronte di un rappresentate per ogni disciplina è motivata dalla specializzazione clinica. In pratica il comitato di bioetica sembra diventare un elemento consono alle sole sperimentazioni farmacologiche che sembrano qui richiedere elementi di analisi differenziati per patologia. Un assunto tra le righe che stride fortemente con i principi generali di bioetica impiantandosi ancora una volta su specialità di organo piuttosto che su elementi trasversali.

L’unica luce è ravvisabile nell’osservatorio delle professioni, organismo che vede Collegi ed Ordini insieme a Associazioni professionali a discutere di nomine (che non devono, giustamente, essere dirigenti sindacali) e composto da tre medici tre infermieri ed una componente per ogni professione sanitaria. Inoltre cinque membri individuati dal Consiglio Regionale ma anche qui un equa distribuzione con un infermiere ed un medico più altri tre professionisti diversi. Peccato che l’osservatorio, che si riunisce tre volte l’anno, avrà voce esclusivamente in ambito di formazione. I pareri sugli atti di programmazione solo su richiesta della direzione generale competente. Una composizione quindi  che avrà ben poco spazio per impattare nella programmazione sanitaria.

Sembra di voler puntare il dito sui numeri in un braccio di ferro che non giova a nessuno. Lo dichiariamo fortemente: a noi non interessa indicare nomi e non è una guerra agli amici medici con cui vogliamo collaborare in sinergia e rispetto delle reciproche competenze. Non ci interessa primeggiare o scavalcare nessuno. Agli infermieri non è mai interessato tutto questo. Ci interessa dare al cittadino la certezza di un sistema che opera sulla base delle più diverse sensibilità e specificità dei professionisti che si occupano della sua salute.  Quello che contestiamo è che se vogliamo fondare il nostro servizio sanitario sulla multidisciplinarietà, sulle relazioni interprofessionali, su modelli innovatori diversi che partono dai bisogni di salute della popolazione,  un servizio che fa del confronto paritario un valore, dell’ascolto e del coinvolgimento dei suoi professionisti un elemento di specificità, questa è tutta meno che la strada giusta. Si noti che i principi ispiratori della riforma, nero su bianco, sono “la ricerca di nuove soluzioni in grado di facilitare l’interdisciplinarietà, l’interprofessionalità e l’integrazione e di tradurre l’innovazione organizzativa in un nuovo patrimonio culturale di conoscenze e competenze”.

Chiediamo pertanto di ricomporre con assetti più paritari questo squilibrio e nello specifico

  • Che nel Comitato tecnico scientifico ( ART 49 sexies comma 1 lettera b) sia presente un numero di infermieri proporzionale alla reale forza in campo nel SSR, che non potrà essere inferiore a 6 provenienti dalle varie aree ( area territoriale, area RSA,area emergenza, area ospedaliera chirurgica-medica-pediatrica , area sanità privata).

  • Almeno 3 infermieri nella Commissione etica. Si ricorda che da normativa gli infermieri sono responsabili dell’assistenza.

  • Chiediamo anche la presenza di infermieri nel Comitato etico regionale per la sperimentazione clinica in quanto l’infermiere partecipa attivamente alla ricerca nel rispetto dei valori etici e deontologici.

  • Chiediamo almeno 2 infermieri siano inseriti nel Centro regionale per la gestione del rischio clinico e sicurezza del paziente, in quanto responsabili nell’area sicurezza e qualità dell’assistenza alla persona.

Siamo per l'integrazione ed il libero confronto ma è chiaro che il suddetto documento palesa una facciata di rappresentatività multiprofessionale che in realtà è ben poco rappresentativa e che non troverà occasione di confronto, di discussione e quindi di crescita per il benessere del cittadino e l'innovazione socio sanitaria.

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