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infermieri covidIl seguente articolo è oggetto in versione ridotta di un comunicato stampa odierno (25 agosto 2021)

"La questione della carenza infermieristica, non solo a livello locale bensì nazionale, necessita sempre più di attenzione e, soprattutto, di soluzioni concrete ed è fondamentale, quindi, che sia inserita in ogni agenda politica. A sostenerlo è Nicola Draoli, presidente dell’Ordine degli infermieri di Grosseto: “Il problema è evidente e parte da lontano e noi come Ordine lo avevamo già denunciato prima della pandemia. C’è stata un’immissione importante di infermieri in ambito toscano che però, al momento, non li rendono più sufficienti a coprire il fabbisogno. Innanzitutto per via del periodo di ferie estive, che sta per terminare ma che ha comportato la necessità di fare sostituzioni, in parte per il rientro dei colleghi assunti nel 2020 verso le loro zone di originee, in secondo luogo, perché i percorsi Covid non sono affatto diminuiti ma, rispetto allo scorso anno, si continua a lavorare a pieno regime senza aver mai registrato un reale calo del carico di lavoro. Nonostante le vaccinazioni stiano portando, per fortuna, a una diminuzione degli elementi di gravità clinica nelle persone che si ammalano, non stanno però facendo diminuire l’impegno sanitario che, al contrario, sta aumentando tantissimo a causa della contagiosità e diffusione della variante Delta che impegna le USCA, le degenze non covid, i percorsi legati ai tamponi. A questo si aggiunge, chiaramente, il percorso vaccinale che continua a pieno regime”.
 
“Inoltre, si devono fare i conti con la positività degli operatori sanitari che a livello nazionale, solo nell’ultimo mese, ha visto un aumento del seicento per cento. Si tratta di una positività che raramente ha impatto clinico, perché colpisce persone vaccinate, ma che in ogni caso comporta un’astensione obbligatoria da lavoro, determinando, quindi, un sovraccarico di lavoro per il personale in servizio”. 
 
 In questo quadro, già complicato, c’è da considerare anche la graduatoria ormai aperta da un recente concorso ma non utilizzata: “E’ importante capire - dice Draoli – perché non si stia assumendo personale che è già stato valutato: se c’è un problema di risorse economiche e di bilancio o se ci sono, invece, altre motivazioni. 
Siamo tra le poche regioni in Italia ad avere un’altra graduatoria concorsuale pronta che possa riequilibrare le fisiologiche carenze infermieristiche: da lì, infatti, bisogna attingere e ripartire capendo, soprattutto, quali sono le problematiche che non ci consentono di effettuare chiamate da quell’elenco”. Le soluzioni che servono, in questo momento, devono essere immediate. “Sul medio periodo – dice Draoli – potremmo aumentare i posti a bando nelle università per formare più infermieri. Si tratta di una richiesta che facciamo da tempo, come dimostra il fatto che la conferenza Stato-Regione aveva portato il numero degli infermieri da formare da circa 16mila a 23.719 unità. Un aumento che, di fatto, non si è verificato perché ha trovato l’opposizione del Ministero dell’Università che ha purtroppo ridotto a 17.394 mila”
 
In questo quadro i vari Ordini stanno aspettando anche la lista del personale che non ha assolto agli obblighi vaccinali: “Si tratta di numeri bassi che avranno un impatto minimo sulla riduzione del personale, ma che contribuiranno comunque al bisogno di nuova forza lavoro, così come l’esodo prodotto dai tanti infermieri non originari della Toscana che stanno tornando a casa”. Altro tema da trattare è quello delle carenze nelle Residenze sanitarie assistite (Rsa) che non può essere ovviato con l’impiego di operatori socio sanitari (oss) e neppure con l’impiego temporaneo di infermieri del servizio sanitario nazionale. 
 
“Piuttosto – prosegue Draoli – è necessario chiedere il superamento del vincolo di esclusività per gli infermieri così da permettere su base volontaria di operare presso strutture private fuori dall'orario di lavoro, oppure prevedere progetti di supporto ma adeguatamente riconosciuti con prestazioni aggiuntive, ed anche incentivazioni economiche per comandi e distacchi ad hoc su territori che soffrono carenze più strutturali in particolare quelli periferici. Le problematiche più importanti si stanno rilevando sui livelli ospedalieri perché risentono di una minore flessibilità del lavoro dovendo garantire una presenza h24 non modulabile”. 
 
“L’appello – conclude Draoli - è che non si vada comunque in deroga alla sicurezza per carenza di personale infermieristico, perché non si può pensare di trovare soluzioni che mettano a repentaglio la salute dei cittadini chiedendo sforzi troppo onerosi al personale. Il personale sta continuando a garantire il servizio, nonostante tutte le problematiche, ma adesso c’è assolutamente bisogno di un intervento concreto che possa garantire alla cittadinanza i servizi sanitari e al personale di lavorare al meglio. L'intervento più ovvio è comunque mettere da subito mano alla graduatoria esistente”.

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