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pattoI fatti: un bambino di 11 anni con malformazioni congenite è morto durante un volo da Casablanca a Bologna.

Non voglio entrare in merito alla rete codificata dei soccorsi a terra perchè non è lo scopo dell'articolo e perchè non ho elementi adeguati. Quello che vorrei condividere con voi (sulla nostra pagina facebook sarei felice di aprire un confronto) è il seguente assunto: "Abbiamo creato negli anni una cultura sanitaria disastrosa."
Se leggiamo i commenti ai vari articoli on line scopriamo che per il cittadino medio la soluzione più gettonata è "medico a bordo magari con zona attrezzata". Si evince quindi una cultura votata alla totale dipendenza, che sostanzialmente ignora le manovre salvavita e che non riconosce  negli interventi di primo soccorso  atti di patrimonio condiviso e da diffondere  come elemento culturale appartenente ad una popolazione intera. Ricordo ad esempio il tragico evento del bambino soffocato da un wusterl all'IKEA con le tante persone presenti non in grado in intervenire. Rammarica che come sempre la rabbia dei cittadini si riversi verso forme non adeguate di risoluzione mirate sostanzialmente ad amplificare i servizi. Una cultura  che tende a concepire le soluzioni secondo il motto del "more is better" (un medico su ogni volo, un medico in ogni Ikea...), lo stesso che si applica quando al pronto soccorso si pretende una risonanza piuttosto che una tac piuttosto che un rx. La stessa cultura che pensa di essere più al sicuro con un medico, magari di chiara fama, a 10 metri dal pianerottolo di casa piuttosto che con un servizio  multiprofessionale ben organizzato. (Pino Daniele ne è stato un triste esempio, ne abbiamo parlato qui:http://www.ipasvigrosseto.it/index.php/news/407-sulla-morte-di-pino-daniele-una-guida-ed-un-riflessione-per-il-cittadino-e-per-gli-operatori). La stessa cultura che non accetta la morte quale evento indipendente da altre concause attribuibili a qualche umana colpa, la stessa cultura soprattutto che si indigna per questo ed altri tristi eventi e non solo non muove un dito o alza una voce di protesta sui continui tagli alla sanità (però vuole un medico su ogni aereo) ma vi partecipa con un numero sempre più alto di contenziosi. La colpa è sicuramente tanto tanto  nostra certo...e di chi altri?....noi che dovremmo sicuramente migliorare i rapporti comunicativi con i nostri assistiti per creare delle allenze vere e produttive, noi che dovremmo indirizzare le politiche sanitarie verso la prevenzione, l'educazione alla salute, le logiche di appropriatezza svincolate però da interessi personali ed orientate ai migliori risultati di salute (mica banale). Qualcuno ci prova, qualcuno no. Come IPASVI GR abbiamo fatto delle edizioni rivolte alla cittadinanza sulla disostruzione delle vie aree nel bambino, stiamo predisponendo degli interventi sull'educazione all'anziano fragile in merito ai rischi da caduta e sicuramente potremmo fare molto di più e molto meglio. Nessuna scusa, siamo tutti responsabili in questo. Da inguaribile idealista sogno un mondo di collaborazione concreta in cui cittadini medici infermieri e tutti gli altri attori si trovano insieme a lottare per obiettivi comuni. E invece tendiamo a ragionare per percorsi autocentrati....per portare elementi al nostro solo esclusivo mulino. Quel che mi fa riflettere, ed è il senso ultimo di questo editoriale, è che il cittadino potrebbe essere lo stakeholder con la voce definitiva, colui in grado di smuovere gli indirizzi politici in ambito sanitario definitivamente. Purtroppo è incapace di esserlo per una visione inculcata (colpa dei massmedia? Di propaganda politica poco centrata? Di Lobby troppo influenti nel pensiero comune?) di un vecchio mondo socio sanitario che non sarà facile ripulire ed innovare. Chiaramente è compito nostro indirizzare il cittadino verso quello che, come professionisti, riteniamo corretto in quella continua mediazione tra bisogni rilevati e bisogni percepiti (e molto indotti per ritornare al discorso di poco prima). Ma la paura è che la cultura mediana in ambito sanitario (condita da rabbia e sdegno mal riversata) sia così distante da linee di reale cambiamento da rendere ostica, quasi irrealizzabile, una qualsiasi strategia cittadino-professionista. Quando la sanità finalmente darà al cittadino tutto ciò che chiederà, perchè sarà a totale pagamento, forse ci renderemo conto dei danni. A meno che nel frattempo la cultura sanitaria sia ulteriormente deviata in peggio e al cittadino andrà infine bene così. Esattamente come nei sistemi assicurativi puri, dove ormai la concezione del "ottengo in base alla mia contribuzione, non pago per altri, ed ho in base alla mia sola responsabilità individuale che non coinvolge lo stato sociale" è così assodata da essere considerata giusta ed irrinunciabile. Ecco la paura è questa. Che il nostro sistema universalistico vada via via perdendosi nell'incosapevolezza generale e nella dispersione degli sforzi di tutti verso obiettivi "sbagliati". 
 
Nicola Draoli

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