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lezioneCari colleghi,
Vi riporto alcune riflessioni condivise con il direttivo nell’ultimo consiglio. I fatti: i corsi ECM organizzati dal Collegio di Grosseto hanno sempre meno seguito e faticano a riempirsi. Ci siamo molto interrogati su questo e riteniamo ci siano diverse chiavi di lettura che possiamo raggruppare in due contenitori, le cause “Collegio” e le cause “professionali"

Causa Effetto – Collegio
Una scarsa comunicazione? Dal 2012, da quando abbiamo implementato l’offerta formativa, di pari passo abbiamo lavorato sulla comunicazione. Abbiamo creato una nuova pagina internet, una pagina facebook che seppur lentamente aumenta gli iscritti, da quest’anno una mailing list. Il processo comunicativo è quindi in divenire positivo e non spiega questo calo di partecipazione.
Costi? Tutti i nostri corsi sono gratuiti
Argomenti di scarso interesse? Come Collegio non possiamo affrontare argomenti di estrema specifica professionale.  Stiamo quindi continuando a seguire un filone comune, a parte sporadiche esperienze,  che si fonda su ricerca delle evidenze, area comunicativa relazionale, area deontologica ed etica, responsabilità professionale, inglese scientifico e non, modelli organizzativi. Potrebbe essere questa, comunque, una criticità. Anche se, quando abbiamo indagato il fabbisogno formativo, non si è mai evidenziata una richiesta così importante ed urgente o un disinteresse così palese in nessun campo. (in definitiva: se non riusciamo ad offrire elementi di estrema specializzazione clinica va più o meno bene tutto).
Causa Effetto  - Professione
E veniamo alle riflessioni più interessanti.  Riteniamo che come infermieri stiamo attraversando un periodo di estrema stanchezza e demotivazione. Il nostro intervento a favore di buoni esiti di salute della popolazione fa sempre molta fatica ad emergere. I limiti contrattuali non gratificano economicamente. I blocchi delle assunzioni generano una fatica lavorativa non solo legata alla pianta organica ma ad un rallentamento dello scambio generazionale. Meno giovani nei contesti lavorativi significa meno slancio e minor contaminazione positiva per il cambiamento.  Molti infermieri lavorano in strutture private che ben poco concedono spazi per l’aggiornamento professionale o se lavorano in P.IVA devono formarsi a proprie spese in termini di tempo – lavoro. In pratica è molto probabile che gli infermieri siano STANCHI di spendere tempo libero, che è sempre meno e sempre più difficile da guadagnare, nella formazione. Eppure la formazione continua èun obbligo disciplinare, un dovere del professionista, un momento di estrema importanza professionale per mantenere, aggiornare e diversificare le competenze o solo per potersi confrontare proattivamente.

Possiamo ipotizzare che si sia perso il valore della formazione?

L'obbligatorietà in un momento di estrema stanchezza e demotivazione può inficiare negativamente sulla responsabilità professionale formativa? Se l’interesse verso l’aggiornamento non è LIBERO e INCONDIZIONATO come possiamo pensare che sia anche EFFICACE? Vi è infatti una corrente di pensiero che si orienta ad organizzare convegni privi di ECM proprio per stimolare non solo i discenti ma la segreteria scientifica tutta a lavorare sulla base attrativa dei soli contenuti e non sulla base del “guadagno crediti ecm”. Perché in un momento in cui gli sforzi impiegati nella costruzione di un sapere professionale sono sempre meno ripagati solo i forti idealisti riescono ancora a credere a spese dei propri soldi, tempo, ed affetti in un percorso di crescita formativa professionale separato dal tempo lavoro. Ed allora il sistema ECM  trova difficoltà ad affermarsi positivamente in questo scenario.
Ad oggi, lo sappiamo tutti, prendere gli ECM è facile, gratuito e veloce.Basta fare i corsi FADFAD non è sinonimo di cattiva formazione, tutt’altro. I corsi IPASVI/FNMOCEO ad esempio sono estremamente utili ed interessanti. Però. Però vi chiedo quanti di voi hanno letto con attenzione i dossier formativi prima di rispondere alle domande. In quanti hanno conservato gelosamente quei documenti così preziosi? E quanti hanno semplicemente provato due o tre volte segnandosi le risposte sbagliate prima di superare il test senza affrontare il percorso conoscitivo? Attenzione colleghi, nessuna ramanzina, nessun rimprovero, nessun piedistallo. Però chiediamoci: a questo hanno portato gli ECM? A fare velocemente un corso on line e controllare con ansia sul portale cogeaps di avere tutti i numeri giusti? E su questa base noi Collegi dovremo un domani agire sanzionando un mancato obbligo disciplinare?  Una base che si fonda esclusivamente non sulle più importanti e virtuose teorie formative ma solo sul tempo lavoro. Esatto. Sul tempo lavoro che una persona decide di dedicare anche controvoglia a conquistarsi punti utili a raggiungere un totale inespressivo di ogni competenza.
Questo non vale per tutti. Ma forse per molti sì. Ed è onesto ricordare chela CNFC ha individuato molti modelli interessanti per gli ecm come l’autoformazione, il tutoraggio anche se non possono superare una certa percentuale. E allora, ma giustamente non ci poniamo solo noi la questione, non è un numero di crediti a dichiarare un professionista aggiornato. Una nostra collega mi disse: io leggo moltissimi articoli di ricerca al giorno….perché devo preoccuparmi di seguire un corso che non mi interessa per avere degli ECM e dichiarare la mia formazione? Come dargli torto?
QUINDI?
Come Collegio abbiamo pensato di non perseguire nessuna logica di “corsificio” e ci focalizzeremo presumibilmente su due o tre eventi annui di natura congressuale, di ampia portata, su elementi professionali di particolare importanza, con interventi autorevoli. Magari manterremo un paio di corsi se particolarmente innovativi. Insomma vogliamo cambiare alcune strategie per dare valore alla formazione per assolvere al fabbisogno qualitativo del professionista e non a quello quantitativo.

Nicola Draoli. 

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