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penneCari colleghi,
In passato, più spesso di oggi, scrivevo editoriali sulle decisioni strategiche di politica professionale di questo Ordine. Lo scopo non è dare lezioni, non esiste un manuale, ma condividere.

La condivisione  permette infatti di capire, se non altro, come opera un Ordine ed è un opera più spesso silenziosa che visibile per molti motivi.  Per questo  ritengo utile approfondire quanto scrive la Federazione e che ritrovate allegato a questo editoriale.


La questione: un sindacato medico che non citerò attacca ancora una volta il  triage infermieristico. non lo citerò, come non lo ha citato la Federazione, perchè la visibilità è spesso l'unico obiettivo di chi fa esternazioni assolutamente prive di ogni fondamento.

Viviamo in un contesto sociale e storico tale che, purtroppo, quando dobbiamo come infermieri portare elementi di buon sistema dobbiamo farlo con mole di documentate evidenze, e a volte non bastano nemmeno quelle, mentre a professioni con più storia e rilevanza sociale basta una parola senza alcuna bibliografia.

Questo dobbiamo dircelo perchè così è. Quando viene messo publicamente in dubbio un sistema scientificamente e normativamente valido e funzionante che abbia a che fare con l'infermieristica dobbiamo fare però alcune valutazioni:


1) Chi muove il dubbio?   Un'isituzione importante e rappresentantiva merita senza alcune esitazione una controdeduzione con ogni documentata motivazione a supporto, ma anche di studiare e capire le cause che hanno originato il tutto, di trovare intermediazioni e contatti propositivi. Una organizzazione, come quella di cui parliamo, che annovera sul territorio nazionale un numero di iscritti inferiore ad un qualsiasi ordine provinciale è altra cosa.


2) Dove si pubblica? Un articolo sulla stampa generalista che instilla subbi alla cittadinanza merita una controreplica sicuramente. Una lettera al direttore su quotidiano sanità che viene letto perlopiù da addetti ai lavori forse.
Se  critica ben  argomentata è assai più pericolosa di un attacco frontale autoreferenziale e populista come questo che, in quanto tale, è destinato a smuovere ben poca cosa se non i mal di pancia di chi viene accusato e il compiacimento solitario di chi accusa


3) Una disamina superficiale muore velocemente. Ma se viene condivisa e ricondivisa e ricondivisa si amplifica e potrebbe raggiungere anche i cittadini che, viceversa, nemmeno la avrebbero mai letta e che potrebbero ahimé confondersi.

Per chiudere: nello specifico il triage ha decenni di norme, di esperienze, di buone pratiche, di modelli condivisi interprofessionali. E' un caposaldo del SSN. Mettere in discussione il triage infermieristico in toto è una battaglia assurda e illogica. Di questo noi dovremmo essere consapevoli. Dovremmo trovare la serenità di fronte ad esternazioni così piccole e illogiche nella forza del nostro ruolo e nella forza di un sistema collaudato che potrà pure venir modellato ma certo non messo in discussione.

Dovremmo analizzare sempre chi parla e perchè. E capire che l'unica cosa che può alimentare un'uscita così maldestra è la nostra condivisione social di sdegno che in realtà non solo non risolve alcunché ma genera l'effetto opposto.

Il silenzio e la non curanza sono spesso l'arma più potente e significativa di risposta. La non risposta è anch'essa una risposta. Ecco quindi che questo editoriale e la puntualizzazione della Federazione non avrebbero avuto ragion d'essere se non si fosse levata la marea di richieste di intervento che in realtà assolve solo alla visibilità di chi accusa. E, infine, alla base di tutto esiste la fiducia.

Difficilmente sfugge qualcosa agli Ordini di ciò che viene scritto su ogni testata. Se non leggete contro repliche e risposte è in genere perché: non è opportuno; perchè la soluzione scelta è quella di agire in altre modalità non pubbliche;  perchè il momento migliore per replicare spesso non coincide necessariamente con un tempo immediato ma aspetta un occasione più propizia e funzionale.

Ma mai una non risposta pubblica di un Ordine equivale ad un disinteresse. Spesso si correlano questi due aspetti, sbagliando. E purtroppo questa società ci ha portato a credere che ogni azione debba essere necessariamente resa visibile altrimenti non esiste. Ci ha portato così tanto verso questa errata convinzione che a volte la sola ostentata proclamazione social e pubblica ingenera la credenza di "azioni e risultati", mentre le azioni e i risultati più importanti, che richiedono silenzio, impegno, lavoro, percorso strategico, prima di essere rivelati, sembrano più piccoli e insignificanti rispetto ad uno sbraito pubblico.

Nicola Draoli

Link al posizionamento della Feserazione: https://www.facebook.com/202561219782414/posts/2630346860337159/