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L’ IPASVI di Grosseto, ordine provinciale degli infermieri, assistenti sanitari, infermieri pediatrici esprime preoccupazione per le crescenti segnalazioni che giungono a questo Ente in merito alla qualità di vita professionale all'interno della AUSL9.

Non vogliamo entrare in merito delle presunte carenze di organico  che lasciamo alle organizzazioni sindacali ma, sicuramente, gli infermieri stanno vivendo una situazione di estremo disagio che rischia seriamente di abbassare la qualità assistenziale fornita e la sicurezza degli utenti. Riteniamo che ci sia bisogno di una drastica rivalutazione dei rapporti infermieri/pazienti che non può non tener conto di tre aspetti fondamentali: la complessità assistenziale degli utenti, il veloce turn over dei pazienti stessi e le logiche organizzative che allontanano sempre più l’infermiere dal letto dell’assistito. Le pratiche burocratiche amministrative non direttamente correlate all'assistenza stanno diventando eccessive ed in genere in carico alla figura infermieristica o agli operatori socio sanitari. Là dove si ridimensionano le attività dei laboratori di analisi (con l'introduzione di apparecchiature in uso ai reparti: i POCT), dell'ufficio ricoveri, del servizio di farmacia, si tende a spostare tutto in carico all'attività interna di reparto.Gli stessi coordinatori stanno diventando una succursale amministrativa perdendo tutti i loro mandati professionali. Nel 2014 viviamo ancora in un contesto non informatizzato, popolato di richieste via fax o – peggio – con triplo controllo informatico/fax/cartaceo. Per ogni utente si vanno a compilare decine e decine di pagine che, soprattutto là dove si tratta di strumenti clinici, rendono i dati ridondanti, slegati tra loro e di difficile consultazione. Le così dette buone pratiche cliniche rischiano seriamente di diventare documenti da firmare velocemente nel caos quotidiano senza che le azioni che quella firma intendono siano applicate con rigore. A chi giova tutto questo? Ad essere in regola con i processi di accreditamento o a garantire sicurezza all'utenza? E' così difficile ammettere che i processi vanno semplificati? Assistiamo ad una tendenza che punta ad inserire nuovi strumenti e nuove check list senza prima preoccuparsi di capire come garantire qualità e sicurezza semplificando il lavoro quotidiano e non aumentandone il carico.  Ogni giorno assistiamo a realtà operative dove si effettuano, per turno, anche sei dimissioni e sei ricoveri e questo non può non entrare nell'impatto di calcolo del fabbisogno infermieristico, soprattutto se associato a quanto appena detto. Non dimentichiamoci poi della sempre più complessa situazione epidemiologica, demografica e sociale dei nostri assistiti sempre più anziani e con numerose comorbidità che necessitano di un impegno assistenziale elevato. L’Ospedale per intensità di cure che vede nel suo cardine fondante il trasformarsi in una struttura per acuzie con servizi territoriali in stretta continuità ad oggi semplicemente non esiste in questa logica. Se poi ci aggiungiamo che ai tanti colleghi che oltre al loro lavoro svolgono i ruoli di animatori di formazione e facilitatori del rischio clinico non viene riconosciuto niente (né economicamente né in altra forma) a fronte degli aumentati impegni, che si assiste a spostamenti improvvisi  di personale già formato in un dato setting e che ha acquisito competenze specifiche, e che i corsi di formazione rischiano di spostarsi “on line” facendo perdere ogni momento di crescita e di confronto, il quadro di demotivazione e sfiducia è più o meno delineato. Noi chiediamo alle istituzioni e alla politica di farsi carico di queste problematiche con urgenza e chiediamo ai cittadini di fare rete con noi e con gli altri professionisti sanitari perché condividiamo gli stessi disagi pur se da parti diverse.

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