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ECMCarissimi, la CNFC "ribadendo il principio della continuità dell'obbligo formativo", delibera di "demandare a una successiva delibera della Commissione la possibilità di prevedere eventuali modalità di concessione di una proroga del raggiungimento del fabbisogno formativo per i professionisti sanitari che non abbiamo acquisito la totalità dei crediti Ecm previsti per il triennio 2014-16, come stabilito per i medici competenti". (http://www.ipasvi.it/archivio_news/attualita/1862/Delibera_7_luglio_2016.pdf).

Essere in regola con i crediti ECM è un obbligo professionale, tuttavia - e non è la prima votla che questo Collegio si espone in tal senso - i dubbi sul sistema rimangono e risentono di molte variabili. Siamo quindi contenti della delibera e vorremmo fare con voi una riflessione già portata alla vostra attenzione un anno fa circa.

Possiamo ipotizzare che si sia perso il valore della formazione?

Riteniamo  che come infermieri stiamo attraversando un periodo di estrema stanchezza e demotivazione. Il nostro intervento a favore di buoni esiti di salute della popolazione fa sempre molta fatica ad emergere. I limiti contrattuali non gratificano economicamente. I blocchi delle assunzioni generano una fatica lavorativa non solo legata alla pianta organica ma ad un rallentamento dello scambio generazionale. Meno giovani nei contesti lavorativi significa meno slancio e minor contaminazione positiva per il cambiamento. L'obbligatorietà in un momento di estrema stanchezza e demotivazione può inficiare negativamente sulla responsabilità professionale formativa?

Se l’interesse verso l’aggiornamento non è ad esempio LIBERO e INCONDIZIONATO come possiamo pensare che sia anche efficace? Vi è infatti una corrente di pensiero che si orienta ad organizzare convegni privi di ECM proprio per stimolare non solo i discenti ma la segreteria scientifica tutta a lavorare sulla base attrativa dei soli contenuti e non sulla base del “guadagno crediti ecm”. Anche noi ci siamo orientati in più di un occasione ad organizzare eventi di discussione e di incontro, più che di lezioni magistrali, utili a stimolare dibattito e cultura.

Perché in un momento in cui gli sforzi impiegati nella costruzione di un sapere professionale sono sempre meno ripagati solo i forti idealisti o estremamente motivati riescono ancora ad investire a spese dei propri soldi e tempo in un percorso di crescita formativa professionale separato dal tempo lavoro. C'è poi chi ha tempo ma non lavoro ed il boom dei neolaureati iscritti alla laurea magistrale viene individuato proprio come percorso riempitivo in attesa di occupazione. Molto meglio impiegare due anni in università per chi può permetterselo piuttosto che rimanere inerti e questa è cosa ottima, oltre a creare substrato diffuso di maggior cultura. Tuttavia le motivazioni appiono senz'altro deboli, sicuramente carenti di un progetto di vita che ogni percorso formativo dovrebbe prevedere. 

Ad oggi acquisire ECM è facile, gratuito e veloce e le scusanti per non riuscirci sono davvero poche .Basta fare i corsi FADFAD non è sinonimo di cattiva formazione, tutt’altro. I corsi IPASVI/FNMOCEO ad esempio sono estremamente utili ed interessanti, elargiscono molti crediti e sono gratuiti per tutti gli iscritti. Però. Però vi chiedo quanti di voi hanno letto con attenzione i dossier formativi prima di rispondere alle domande. In quanti hanno conservato gelosamente quei documenti così preziosi? E quanti hanno semplicemente provato due o tre volte segnandosi le risposte sbagliate prima di superare il test senza affrontare il percorso conoscitivo? Attenzione colleghi, nessuna ramanzina, nessun rimprovero, nessun piedistallo, nessun migliore o peggiore. Però chiediamoci: a questo hanno portato gli ECM? A fare velocemente un corso on line e controllare con ansia sul portale cogeaps di avere tutti i numeri giusti? E su questa base noi Collegi dovremo un domani agire sanzionando un mancato obbligo disciplinare?

Difficile ipotizzare un sistema virtuoso di richiamo e sanzione in questo scenario. Uno scenario che si fonda sul tempo lavoro. Esatto. Sul tempo lavoro che una persona decide di dedicare anche controvoglia a conquistare punti utili a raggiungere un totale che rischia di diventare inespressivo di ogni competenza.
Questo non vale per tutti. Ma forse per molti sì. Ed è onesto ricordare che la CNFC ha individuato molti modelli interessanti per gli ecm come l’autoformazione o il tutoraggio anche se non possono superare una certa percentuale.

E allora, ma giustamente non ci poniamo solo noi la questione, non è un numero di crediti a dichiarare un professionista aggiornato. Chi legge molti articoli di ricerca al giorno, chi si occupa di seguire la politica professionale, chi contribuisce al dibattito scientifico quotidianamente sui forum e sui social perché dovrebbe preoccuparsi di seguire un corso che non interessa al suo agire specifico per avere degli ECM e dichiarare la sua formazione? La formazione, la competenza, la crescita professionale, il divinire del professionista  si realizza su molti livelli e non può certo declassarsi a solo scambio di informazioni tecniche scientifiche.  Vedere un film ben fatto sul tema "salute/malattia" dal divano di casa propria non potrebbe essere formazione, ad esempio, se il giorno dopo modifica positivamente alcuni nostri comportamenti con l'utenza?

Niente disfattismi comunque: un sistema formativo ben strutturato possiamo trovarlo in molte Aziende. La nostra Agenzia della formazione grazie alla preziosa rete degli animatori di formazione che recepisce i gap formativi specifici fornisce corsi importanti perchè di contesto e contestualizzati e inseriti in una progettualità ampia e trasversale. Ma ormai molti infermieri lavorano  in strutture private che ben poco concedono spazi per l’aggiornamento professionale. In pratica è molto probabile che gli infermieri siano semplicemente stanchi e demotivati di spendere tempo libero, che è sempre meno e sempre più difficile da guadagnare, nella formazione. E questo dualismo di pensiero contrapposto al dovere, all'obbligo deontologico, alla sete naturale di conoscenza che dovrebbe essere insita in ogni professionista è un altro elemento di criticità non certo per il singolo che non si ritrova in regola con i crediti ma per tutto il sistema tutto. Il resto sta però molto a noi. A noi che dovremmo far emergere i tratti distintivi acquisiti anche sul campo, facendoci promotori di noi stessi, orientandoci ad offrire il nostro contributo in contesti a noi adatti, costruendo anche visivamente un curriculum più personale e meno standardizzato. Dovremmo davvero riuscire o tentare di capitalizzare le nostre tante competenze e peculiarità con orgoglio e convizione, con o senza crediti ecm.

Nicola Draoli.

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